MOSTRE ED EVENTI

FRANZ BORGHESE: " CI RIVEDREMO A FILIPPI " - - LEOPAPP: " VISIONI URBANE "

GIORGIO CUTINI: " SEQUENZA/OCCASIONI " -

LUCA COSER: " SMANIA " - CAMILLA BORGHESE: " ORIZZONTE VERTICALE -

MARCO CECIONI: " MITOLOGIE URBANE " - NINO MIGLIORI: " LUMEN / CRISTO VELATO " -

ENRICO CATTANEO: " Legàmi " - GIORGIO CUTINI: " LA CITTA' DI JO KUT " -

SILVIA PAPAS: " POSTCARDS FROM PARADISE " - NAVID AZIMI SAJADI: " TRANSMOGRIFIES "

- FRANCESCO CANDELORO: " PROIEZIONI " (Oltre il tempo) - LAURA GIARDINO: "LAURA GIARDINO. OUT OF FIELD "

- LEOPAPP: " FLASH CITY 4.0 " - WALTER MOLLI: " DECADANCE "

"CRYPTICA / SCENARI SOTTERRANEI DEL SENSO" - JACOPO DI CERA: " FINO ALLA FINE DEL MARE "

CAMILLO RIPALDI: " QUESTI FOTOGRAFI NON SONO IO " - GIANNI PISANI: " UOMO CHE CAMMINA " -

ROBERTO PACI DALO' : " FILMNERO " - JEANNE FREDAC: " ROVINE CONTEMPORANEE / CUBA "


FRANZ BORGHESE: " CI RIVEDREMO A FILIPPI "

a cura di Marina Guida

Maschio Angioino, Napoli

Inaugurazione 28 ottobre 2018, ore 11

28 ottobre - 26 novembre 2018 (ingresso gratuito)

Domenica 28 ottobre 2018 il Maschio Angioino accoglierà per la prima volta la mostra istituzionale di Franz Borghese, dal titolo Ci rivedremo a Filippi. Pittore e scultore italiano, scomparso a Roma nel 2005, Borghese è stato uno dei protagonisti della pittura italiana del secondo Novecento. Nella sua opera, egli rappresenta una borghesia di inizio secolo, con vena ironica e fantastica, attraverso un linguaggio e una poetica che si elevano a metafora universale. Il titolo del progetto, a cura di Marina Guida, è mutuato da una celebre frase che, secondo la tradizione, fu pronunciata dal fantasma di Giulio Cesare che così si rivolse a Bruto. Lo storico Plutarco, nell’opera Vite parallele, racconta che Bruto, ossessionato dai sensi di colpa per aver ordito e partecipato alla congiura nella quale Cesare era stato assassinato, sognò una entità che gli disse: “Sono il tuo cattivo demone, Bruto ci rivedremo a Filippi”. Ma fu il grande drammaturgo inglese William Shakespeare in Giulio Cesare a personificare il fantasma in quello del dittatore stesso. L’espressione è usata nel linguaggio corrente per indicare che, prima o poi, si arriverà ad una resa dei conti. Il progetto, organizzato dalla galleria Italarte in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli, si compone di tre corpus di opere grafiche: 8 tempere (tutte inedite, mai esposte sinora), 20 disegni a china originali, 7 acqueforti (alcune delle quali inedite) ed una scultura in bronzo. Aperta fino al 26 novembre 2018, la mostra accoglie i visitatori in un’atmosfera ironica e surreale. Il titolo del progetto è mutuato da una celebre frase giunta a noi dall’antichità. Secondo la tradizione, fu pronunciata dal fantasma di Giulio Cesare che così si rivolse a Bruto. Lo storicoPlutarconell’opera “Vite parallele”racconta che Bruto, ossessionato dai sensi di colpa per aver ordito e partecipato alla congiura nella quale Cesare, era stato assassinato, sognò una entità che gli disse: “Sono il tuo cattivo demone, Bruto ci rivedremo a Filippi”. Ma fu solo il grande drammaturgo inglese William Shakespearenel suo “Giulio Cesare” a personificare il fantasma non meglio identificato citato da Plutarco in quello del dittatore stesso. L’espressione attualmente è usata per indicare che prima o poi si arriverà ad una resa dei conti. Il percorso espositivo è articolato in 3 sezioni. Nella prima sala è in esposizione una serie di otto tempere degli anni ’90 di medie e grandi dimensioni – inedite - e 7 acqueforti tratte dalla cartella “l’amore classico” del 1975, che raccontano l’universo visionario di Franz Borghese, la sua ironica analisi della borghesia. In tono caricaturale, l’artista passa al setaccio le umane debolezze e lo svuotamento valoriale, che contraddistinguono l’agire di piccoli personaggi, in eterno affannoso movimento: signore con il cagnolino, signori in monocolo e cilindro, prelati, cardinali gendarmi, assassini, narcisisti, servitori, buffoni, equilibristi, funamboli, prestigiatori, affabulatori, i tradimenti, ed i regolamenti di conti di una società alla deriva. L’artista mette in scena un imponente corteo di creature mostruose e grottesche, una onnicomprensiva caricatura trasformativa e deformante, che rende gli esseri umani manichini di se stessi. Nella seconda sala sono in esposizione 20 disegni originali a china, tratti dal ciclo “W la Guerra” del 1976 nei quali emerge il suo impegno antimilitarista. Si tratta di disegni volti a smascherare i meccanismi perversi che presiedono gli stermini organizzati che vanno sotto il nome di guerre, mettendo in luce - con la sua cifra stilistica sempre ironica e caricaturale - le conseguenze ed i falsi miti che la borghesia artatamente da sempre costruisce per esaltarle e giustificarle. Tutti i lavori selezionati, sono degli anni Settanta e Novanta nei quali l’artista denunciava lo spettacolo della mediocrità della classe borghese, che dell’ipocrisia moralistica aveva fatto costume di vita e dell’indifferenza e della violenza - declinata in tutte le forme - buona norma di condotta. Gli atteggiamenti dei soggetti di Franz Borghese descrivono lo spirito di una nazione che solo in apparenza sembra passato, ma a ben guardare perdura tutt’oggi. La mostra, sarà visitabile fino al 26 novembre 2018, secondo gli orari del museo: tutti i giorni dalle 8.30 alle 19.00. Domenica dalle 9.00 alle 13.00. Ingresso gratuito.

Informazioni utili

Titolo: Ci rivedremo a Filippi

Artista: Franz Borghese

A cura di Marina Guida

Organizzata da Galleria Italarte

In collaborazione con Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli

Sede Maschio Angioino - Piazza Municipio - 80133 Napoli

Date 28 ottobre – 26 novembre 2018

Inaugurazione domenica 28 ottobre 2018, ore 11

Orari tutti i giorni dalle 9.00 alle 18.00. Domenica dalle 9.00 alle 13.00.

Ingresso Gratuito

Promozione e Ufficio Stampa: Caterina Piscitelli 331 9551994 - Adele Brunetti 338 9830166

caterina.piscitelli@gmail.com

adele.brunetti@gmail.com


“VISIONI URBANE”

MOSTRA DI PITTURA  IN OCCASIONE DELLA 14^ GIORNATA DEL CONTEMPORANEO

TITOLO: Visioni urbane  

ARTISTA: Leonardo Pappone “Leopapp”   

CURATRICE: Gioia Cativa, storico e critico d’arte   

VERNISSAGE: Sabato 13 ottobre apertura straordinaria ore 17.00/20.00.  Visite guidate 

gratuite e presentazione  “ Il concetto di casa nel tempo” a cura di Giovanna Scarano, Direttore Museo Archeologico 

PERIODO: dal 13 Ottobre al  31 Dicembre  2018

ORARIO APERTURA : dal lunedì al venerdì dallo ore 09.00 – 16.00-

sabato e domenica  in caso di aperture straordinarie di cui si dà notizia sul sito del museo .

LOCALITA’: Eboli (SA), Museo Archeologico Nazionale, di Eboli e della media valle del  

 Sele, Piazza San Francesco, 1.

Sabato 13 ottobre  2018 dalle ore 17,00 alle ore 20,00 ,   presso il Museo archeologico nazionale di Eboli e della media valle del Sele - Polo museale Campania,  Archeologia e Contemporaneo, è prevista l’Apertura straordinaria e nell'ambito del “Concetto di casa nel tempo”,  inaugurerò   la  mia mostra  personale di pittura  dal titolo : Visioni Urbane,   curata dallo storico e critico d’arte  Gioia Cativa. L’evento  è patrocinato dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali polo museale della Campania, dalla Città  di Eboli e da  AMACI - Associazione dei musei d’arte contemporanea italiani. AMACI ha scelto sabato 13 ottobre 2018, per la Quattordicesima Giornata del Contemporaneo, la grande manifestazione organizzata ogni anno per portare l’arte del nostro tempo al grande pubblico.

Introduce Giovanna Scarano,    Direttore del Museo Archeologico 

Visioni Urbane al Museo Archeologico di Eboli.

"La Giornata del Contemporaneo, promossa dall’Associazione dei musei di arte contemporanea italiani (AMACI) , è diventata uno degli appuntamenti ai quali il Museo Archeologico di Eboli e della media valle del Sele aderisce intendendo mostrare e dimostrare lo stretto e naturale legame esistente fra archeologia ed arte contemporanea, evidenziando la continuità del percorso storico nel quale le esperienze del passato rappresentano naturalmente le fondamenta sulle quali si costruiscono sempre ed inesorabilmente Presente e Futuro.  Quest’anno sono le opere di Leonardo Pappone, pittore ormai noto nel mondo artistico, che ci permetteranno di cogliere il filo diretto che collega l’Oggi al Passato, attraverso quelle che lui stesso definisce Visioni Urbane . Si tratta di frammenti di città costituiti da grattacieli, a volte scuri, grigi, e allora sembrano spenti, a volte molto colorati, e allora appaiono vivi, ma tutti s’innalzano e si protendono verso l’alto, ma coloro ai quali quegli spazi sono destinati non s’intravedono mai! Chiudendo gli occhi appare immediato e del tutto naturale ritornare alle prime abitazioni dell’uomo, che poi tali non erano, almeno secondo quanto s’intende normalmente per abitazione. Erano infatti rifugi, ripari esistenti in natura che garantivano una protezione dagli agenti atmosferici, dagli animali affamati, poi la nascita e l’evoluzione riprende dalla semplice capanna che via via si differenzia, e non solo a seconda delle caratteristiche dei luoghi in cui sorge, poi le prime case in pietra, in muratura, le maggiori dimensioni e il moltiplicarsi degli spazi e delle relative funzioni e degli abbellimenti vari diventando sempre più espressione della classe sociale di appartenenza . Il vero concetto di casa, però, va oltre lo spazio fisico e la tipologia delle strutture che lo definiscono, essa rappresenta un’idea, un desiderio. Nell’inconscio di ciascuno è un luogo sacro dove ci si prende cura di sé e di coloro ai quali si è legati da legami di sangue e di amore, dove vive, o dovrebbe vivere, il vero IO, libero da ogni obbligo sociale, da ruoli e regole sedimentate e codificate nel tempo. E’ il luogo in cui ciascuno manifesta la propria Umanità , dove non c’è l’ansia di doversi sempre e soltanto mostrare al meglio, e dimostrare il proprio prestigio. Ci si chiede però: il ritmo serrato e frenetico imposto dalla nostra quotidianità ci lascia liberi quando siamo a casa? O meglio, la nostra casa è ancora in grado, se lo è stata mai, di offrirci quel confort che pubblicizzano i costruttori? E’ possibile, quando si è in casa, non permettere all’Esterno di entrare? Un architetto potrà di certo progettare un’abitazione funzionale alle esigenze della vita attuale, ma nessuno potrà mai assicurare allo spazio temporale in cui si vive al suo interno il senso di calore ed intimità che dovrebbero appartenerle. Si potrebbe affermare che la vera casa può costruirla ognuno di noi con il proprio mondo intimo , con la propria essenza di essere Umano che è Amore nel senso più ampio del termine, abitare in una casa di certo non vuol dire semplicemente occupare uno spazio. Pertanto uno dei più piccoli ed angusti appartamenti di uno svettante grattacielo può contenere gioia e tranquillità mentre la dimora più spaziosa ed artisticamente ricercata può diventare fredda ed anonima. In fondo: la casa siamo NOI. Mi sembra infine opportuno sottolineare come i manufatti che noi riteniamo appartengano all’Arte vanno sempre interpretati non come potrebbe ritenere l’autore ma come sente chi le osserva e legge, perché una volta formate le opere diventano in qualche modo altro da chi le ha concepite, prestandosi a letture diverse legate a chi sta loro di fronte".

“Visioni Urbane”   a cura  di Gioia Cativa  storico e critico d’arte  

“La città è una stupenda emozione dell’uomo. La città è un’invenzione; anzi: è l’invenzione dell’uomo. (Renzo Piano)

"Le rappresentazioni di città, siano esse simboliche, reali o ideali, hanno trovato sin dall’antichità uno spazio ben definito nelle arti figurative. Immagini urbane accompagnate da scene di guerra e di conquista, sono già presenti nell’arte delle popolazioni mesopotamiche. Nelle immagini medievali la rappresentazione della città si arricchisce della cinta muraria ed inizia ad essere vista dall’interno con degli straordinari risultati pittorici, come nell’affresco “Effetti del buongoverno in campagna ed in città” di Ambrogio Lorenzetti. Continua a sopravvivere, inoltre, soprattutto per scopo celebrativo, la rappresentazione metonimica della città attraverso il monumento isolato o l’accostamento degli edifici più celebrativi. La tappa successiva è l’immagine della “città ideale” rinascimentale, nella quale spazi urbani e strutture architettoniche diventano razionali fino ad arrivare al XVII secolo, nel quale inizia un processo che porta all’affermazione della veduta urbana, orientata verso gli aspetti essenziali e verso una nostalgia che unisce vecchie rovine alle strutture contemporanee. Risulta chiaro, andando avanti nei secoli, che il fascinoso tema della città abbia spinto ed ispirato moltissimi artisti e conosciuto una fortuna rappresentativa durante il boom della rivoluzione industriale, rivelando una molteplicità di aspetti e proiezioni. Ma lo sviluppo della città ha sempre diviso sul lato emozionale. Non sempre il progredire delle “cities” ha trovato appagamento e soddisfazione in tutti. Ci sono stati artisti che ne hanno esaltato lo sviluppo urbano, sottolineandone le enormi potenzialità da mega agglomerati urbani, mentre altri ne hanno evidenziato il caotico ammasso umano come un girone infernale 2.0 che neanche il sommo Dante avrebbe potuto immaginare. Ora, l’idea di allestire all’interno del Museo Archeologico Nazionale di Eboli e della Media Valle del Sele, alcuni dipinti dell’artista Leonardo Pappone, in arte Leopapp, a molti potrebbe sembrare un accostamento forzato quando in realtà è un avvicinamento dicotomico capace di creare un filo invisibile che nasce dalla lontana Età del Bronzo per arrivare ai nostri giorni. Un museo come quello di Eboli raccoglie reperti di civiltà perdute permettendo un’attenta analisi degli usi e costumi dei primi uomini. Mettere a confronto il lavoro di Pappone, personalmente, risponde ad un’esigenza che nasce dalla necessità di un confronto fra il passato ed il presente. Questo artista ha creato un proprio sistema codificato attraverso il quale dipinge ed entra in contatto con l’esterno, lavorando in modo totalizzante sulla dimensione segnica. Rimasto sin da subito colpito dall’arte rupestre e dalla nascita dell’arte urbana o street art, Pappone ha compreso il reale valore allegorico di un insieme di segni che, seppur lontani anni luce dall’arte che siamo soliti conoscere ed apprezzare, ha avuto grande consenso. Ha creato un codice urbano espressivo che, nel corso degli anni, si è evoluto in discorsi sempre più pittorici pur rimanendo ferma e decisa la natura del segno che connatura la sua produzione. Dai segni urbani è passato alla rappresentazione urbana che viene presentata in “ Visioni Urbane ”, una serie che mostra l’interesse per la città futura, in continua espansione e sinonimo di dinamismo e velocità, termini profetici per i futuristi, realtà collaudata oggi. Pappone costruisce paesaggi metropolitani che sembrano “soli”, lasciati a sé stessi come risucchiati all’interno di un’invisibile cupola in stile Stephen King. Grattacieli, skyline metropolitani, forme d’acciaio e cemento armato che si ergono svettanti in un moto ascensionale vibrante, vivi e dal tocco impressionista. I dettagli vengono dati da colpi veloci e decisi, tratti brevi ma ugualmente profondi. Non esiste alcuna staticità in queste forme verticali ma emerge il dinamismo e il movimento continuo di città che pullulano di persone, che non ci sono ma che si percepiscono in un gioco di luci ed ombre. Un’umanità invisibile, presente nell’assenza. Se il colore e il codice urbano hanno caratterizzato la produzione precedente, qui comunque è percepibile un’attenta osservazione della società d’oltreoceano, a quell’americanità che ha influenzato intere generazioni dal dopoguerra. Tutto è sontuoso, esageratamente spettacolare, enfatizzato dalle megalopoli che, dal modello americano, nascono in paesi dove determinati tessuti urbani, un tempo, sembravano impensabili.

Ora, però, Pappone ritrova nella semplicità del segno un altro modo per comunicare con forza i suoi messaggi. Al dominio del colore viene alternato un affascinante bianco e nero, dove la dimensione turbolenta delle city sembra trovare una quiescenza, una dimensione più sonnolenta ma ugualmente viva. Il segno, in questa serie di lavori, diventa un ibrido fra le pennellate impressioniste e le macchie di colore tipiche del dripping e del colorismo americano, così studiate nella loro apparente spontaneità da sembrare lampi di luce, metafora del movimento veloce e continuo nelle strade. Nella nuova era delle costruzioni e delle nuove città, pertanto, Pappone ha scoperto una poetica che riesce, in modo assolutamente personale, a descrivere nuove realtà urbane, riuscendo a donare un sottile velo malinconico alle moderne colate di cemento e ad imponenti strutture in ferro e acciaio. La nostalgia, però, nasce dalla consapevolezza che determinate strutture cittadine sono perse per sempre; città a misura d’uomo e soprattutto ad altezza d’uomo sono ormai un ricordo, sostituito da un verticalismo sempre più in ascesa".

CURRICULUM ARTISTICO

Leonardo Pappone nasce a Montefalcone di Val Fortore, in provincia di Benevento - nel 1958.

Al termine degli studi universitari intraprende la carriera dirigenziale negli apparati dello Stato, senza mai tuttavia abiurare all'arte, che si manifesta quale interesse primario extra-professionale. Fin dagli esordi artistici Pappone colloca al centro dei suoi lavori l’uomo con la sua affascinante dimensione segnica; nella ricerca di un proprio linguaggio sarà dunque stimolato dall’urgenza di ripercorrerne le tappe evolutive, dall’arte rupestre al fenomeno dei graffiti statunitensi, ma anche dai murales messicani e dagli intonaci orientali, dando vita a quella raffigurazione allegorica correlata alla matrice di protesta e dissenso dei movimenti di opposizione. Attratto, dunque, dalla Street Art e dalle tematiche dei writers metropolitani, Pappone  elabora in arte un suo personale codice espressivo, che lo rende riconoscibile a tutti, sostenuto e incoraggiato dal “sistema mercato” e dalla critica. Si sono occupati della sua produzione numerose personalità del mondo dell’arte, tra cui Lorenzo Canova, Massimo Rossi Ruben, Silvia Valente,  Antonietta  Campilongo,  Gioia Cativa, Peppe Leone, Antonio Petrilli, Mario Lanzione, Nicola  Maria Di Iorio, Maurizio Vitiello, Augusto Ozzella, Carmen D’Antonino . Le sue opere figurano in molti legati artistici e collezioni private, anche internazionali.

Vive e lavora   tra Campobasso e San Bartolomeo in Galdo (BN).

Firma le sue opere con lo pseudonimo di "LeoPapp".

Per informazioni: 

Museo Archeologico Nazionale di Eboli  

Telefono: 0828-332684

FAX: 0828-332684

Email: giovanna.scarano@beniculturali.it

Sito Web: http://www.polomusealenapoli.beniculturali.it

Dr. Leonardo PAPPONE
Via Giuseppe  Folchi, 1
86100 Campobasso - Italia
cell. + 39  338 4928631
pappone.leonardo@gmail.com

" SEQUENZA/OCCASIONI "

a cura di Marina Guida

Villa Lysis - Capri

9 settembre - 9 ottobre 2018

Inaugurazione sabato 8 settembre 2018, ore 17.30

Inaugura sabato 8 settembre 2018 per la prima volta a Capri - all'interno di Villa Lysis, la storica dimora che il Conte Fersen fece costruire a inizi '900 sull’isola azzurra - la mostra personale del fotografo Giorgio Cutini, concepita appositamente per questa occasione espositiva, dal titolo “Sequenza/Occasioni”, a cura di Marina Guida.Il progetto, organizzato in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Capri, con il Patrocinio del Comune di Capri ed il Matronato della Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee, si compone di 15 fotografie in B/N, e due fotografie a colori di medio e grande formato. Aperta fino al 9 ottobre 2018, la mostra accoglie i visitatori in un’atmosfera visionaria. Il titolo “Sequenza/Occasioni” delinea la prassi operativa del fotografo anconetano, descrive la volontà dell’autore di utilizzare il medium fotografico in modo anticelebrativo e conoscitivo, indagando lo statuto stesso della fotografia: il riferimento al dato reale. La sua indagine iconica si spinge oltre il visibile, racconta mediante i due corpus di fotografie in esposizione, la differenza di procedimento e ricerca della visione, che si struttura per sequenze ed occasioni. Il primo corpus è costituito da una “sequenza” di fotografie in bianco e nero, stenopeiche, nelle quali Cutini indaga il rapporto dell’uomo con la natura, per sconfinare in una più profonda riflessione esistenziale. Il secondo corpus è costituito dalle occasioni”: serie di fotogrammi recuperati, ovvero frammenti della visione riaffioranti dalla nebulosa dei ricordi, attimi di vita che raccontano di visioni improvvise – alcune delle quali dedicate a Capri - momenti speciali nei quali l’immagine si rende perfetta alla mente del fotografo, che riesce a cristallizzarla nel suo scatto; queste non sono frutto di una ricerca intenzionale, bensì, si presentano come doni del caso, dell’imprevisto, del fuori controllo, preziosi emblemi dell’istante inatteso. La mostra, corredata da una preziosa pubblicazione con un testo critico della curatrice Marina Guida, sarà visitabile fino al 9 ottobre, durante l’orario di apertura della Villa-Museo affidata dal Comune di Capri a Ápeiron, l'associazione incaricata dei servizi turistici di assistenza, promozione e valorizzazione del sito.

Informazioni utili

Titolo                     Sequenza/Occasioni

Artista                   Giorgio Cutini

A cura di                   Marina Guida

In collaborazione con Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Capri

Patrocinio morale: Comune di Capri

Matronato: Fondazione Donnaregina per le Arti contemporanee

Sede: Villa Lysis - via Lo Capo 12, 80076 Capri

Date: 8 settembre – 9 ottobre 2018

Inaugurazione: sabato 8 settembre 2018, ore 17.30

Orari: dal lunedì alla domenica, dalle 10 alle 18, chiuso il mercoledì 

Ufficio stampa: Maria Chiara Salvanelli - Email mariachiara@salvanelli.it | Tel +39 333 4580190


LUCA COSER

" SMANIA "

a cura di Marina Guida

PAN | Palazzo delle Arti di Napoli

Inaugura 19 maggio 2018 - ore 17.30

Fino al 4 giugno 2018

Apre sabato 19 maggio 2018 alle ore 17.30 al PAN | Palazzo delle Arti di Napoli, la grande mostra personale dell’artista Luca Coser, concepita appositamente per questa occasione espositiva, dal titolo “SMANIA”, a cura di Marina Guida. Il progetto realizzato nell’ambito della manifestazione culturale Maggio dei Monumenti, è organizzato da Derwatt Studio di Trento, in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli, si compone di circa 15 tele di medie e grandi dimensioni, un corpus di lavori di piccole dimensioni su tavola, ed un gruppo di lavori di medie e piccole dimensioni su carta. Introduce il percorso espositivo un componimento inedito del poeta Silvestro Sentiero. Esposta fino al 4 giugno 2018, la mostra accoglie i visitatori in un’atmosfera visionaria.

Il gruppo di opere pensate per gli spazi del PAN di Napoli sono nate, come spesso succede nella prassi pittorica dell’artista trentino, come frutto di un gioco serio, di un “ordine” che recupera un “abbandono”. Nelle tele di lino belga, grazie alla pittura, vengono rimescolati con attenzione visioni, umori, tasselli imprecisi e quasi perduti della sua memoria, che intercetta ed incrocia la memoria collettiva. Frammenti che si svelano attraverso le dinamiche della citazione, così che l'idea di un libro, oppure di un film, o di una fotografia, diviene una sorta di maschera dietro la quale la sua poetica si dipana. Il supporto si trasforma così, in una sorta di luogo, una geografia dentro alla quale convivono soggetti provenienti da diverse direzioni: prima sconosciuti uni agli altri, ora protagonisti di una storia inedita, sospesa, indefinita, spesso inconsapevole.

Quella di SMANIA è ancora una volta, dentro la sua ricerca artistica, una storia fatta di storie, frammenti, di immagini che riluttanti al mostrarsi, a tratti si celano e si svelano, nell'atto di indietreggiare e negarsi. La mostra sarà visitabile gratuitamente fino al 4 giugno 2018, secondo gli orari di apertura previsti (aperto tutti i giorni dalle 9.30 alle 19.30 – la domenica dalle 9.30 alle 14.30. Martedì chiuso.)

Cenni biografici

Luca Coser, artista, è nato a Trento nel 1965. Ha frequentato l'Accademia di Belle Arti a Venezia, con Emilio Vedova, e a Firenze dove si è diplomato. Tiene la sua prima esposizione collettiva significativa nel 1985, a cura di Danilo Eccher, e la sua prima esposizione personale nel 1989 negli spazi della galleria Ponte Pietra di Verona, a cura di Luigi Meneghelli. Da allora ha esposto in numerose gallerie pubbliche e private in Italia e all'estero, presentato da autorevoli curatori e direttori museali. Il suo lavoro è oggi rappresentato principalmente da Gilda Contemporary Art, Milano – Kips Gallery, New York. Attualmente vive a Trento e Milano, città quest'ultima dove è docente di ruolo di Disegno (per l'arte contemporanea) all'Accademia di Belle Arti di Brera. E' inoltre docente a contratto presso la Trentino Art Academy per la materia di Elementi di morfologia e dinamiche della forma. Per Coser, che sembra percepire la realtà della finzione artistica come linea guida, l’opera d’arte si giustifica come una sorta di pittura d’interni, li dove l’architettura è data proprio dai prodotti dell’arte, siano essi letteratura, pittura, cinema… Arte per l’arte, arte sull’arte, con lo spirito con cui potrebbero operare un ritrattista o un paesaggista davanti ai loro modelli. L’unica possibilità dell’arte sembra essere per Coser quella di rivolgersi a se stessa, dentro se stessa, verso orizzonti propri ed esclusivi. Così, si potrebbe facilmente sbagliare considerando la “figura dipinta” l’elemento principale dell’opera dell’artista. Quello che invece sembra veramente interessarlo è la possibilità di sovrapporsi con il proprio segno alla traccia della storia in una sorta di prospettiva rovesciata, mescolando le carte, destabilizzando le percezioni, mostrandoci in primo piano ciò che in realtà è stato concepito come sfondo.

Informazioni utili

Titolo                     SMANIA

Artista                    Luca Coser

A cura di                 Marina Guida

In collaborazione Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli

Sede                       PAN Palazzo delle Arti di Napoli, Via dei Mille 60, Napoli

Date                        19 maggio – 4 giugno 2018

Inaugurazione       Sabato 19 maggio 2018, ore 17.30

Orari                        Tutti i giorni 9.30- 18.30, la domenica 9.30 – 14.00. Chiuso il martedì.

Ingresso                  Libero

Info al pubblico      PAN | Palazzo delle Arti 081.7958651 – pan@comune.napoli.it

Luca Coser

website:                                  www.lucacoser.net

mail:                                       lucacoser@gmail.com

facebook:                               facebook.com/luca.coser

instagram:                              https://www.instagram.com/luca_coser/



CAMILLA BORGHESE

" ORIZZONTE VERTICALE "

a cura di Marina Guida

Castel dell’Ovo
Organizzazione Galleria Spazio Nuovo - Roma

In collaborazione con

Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli

Vernissage

Sabato 21 aprile 2018 ore 12.00

fino al 12 maggio 2018


Sabato 21 aprile 2018 alle ore 12.00, sarà inaugurata nelle Sale Espositive di Castel dell’Ovo, per la prima volta a Napoli, la mostra personale della fotografa romana Camilla Borghese dal titolo “Orizzonte Verticale”a cura di Marina Guida. Il progetto espositivo è organizzato dalla galleria diretta da Paulo Pérez Mouriz e Guillaume Maitre, Spazio Nuovo, in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli. Come nel libro di Stefano Bartezzaghi, docente di Semiotica e di Teorie della Creatività, da cui mutua il titolo, l’Orizzonte Verticale di Camilla Borghese si presenta in forma di caleidoscopio metropolitano, in cui si frammentano e ricompongono in griglie cartesiane nella retina dell’osservatore, elementi eterogenei: forme architettoniche classiche, frammiste a quelle contemporanee. In esposizione circa 25 fotografie di grandi dimensioni, stampate su carta cotone, che restituiscono la visione, che è al contempo reale e metafisica, di tre di città: Napoli, Roma, New York. I particolari architettonici ritratti da Camilla Borghese diventano quasi nature morte, quinte scenografiche, pure astrazioni, giochi di linee perpendicolari ed orizzontali che formano patterns visivi, oltre il tempo lo spazio. Il suo linguaggio fotografico nasce dall’amore per le architetture. Attraverso un gioco di rimandi formali, dall’antichità alla modernità, fa in modo che passato e presente si congiungano in visioni che trascendono il tempo. Ne sono esempio i dittici, nei quali dialogano antichi colonnati della Roma imperiale con pilastri di architetture moderniste, grattacieli scintillanti e ruvidi colonnati classici o chiese barocche. Il suo sguardo sosta su particolari architettonici, studiandone connessioni ed analogie, angolazioni e simmetrie. Particolare attenzione è dedicata alla condizione di luminosità più idonea, che le consente di rendere in forma visibile un’immagine mentale. La sua fotografia non è mai estemporanea ma costruita, strutturata in diverse fasi. L’artista, infatti, seleziona visivamente l’immagine da realizzare, e successivamente si reca più volte sul luogo prescelto, per intercettare la luce naturale che le consente di arrivare alla costruzione dello scatto definitivo, che raggiunge dopo una lunga e complessa gestazione con il banco ottico. Nelle sue opere vi si rintracciano senza soluzione di continuità, l’armonia della prospettiva rinascimentale, l’astrazione metafisica e le volumetrie di Piero della Francesca, l’assoluto rigore nella costruzione, descritto nel trattato che dall’antichità, ha condizionato il modo di vedere, conoscere, costruire ed abitare lo spazio dell’uomo contemporaneo, che è il De Architettura di Marco Vitruvio Pollione. Grande attenzione è riservata dall’artista alla qualità del supporto fotografico utilizzato, che rende alla perfezione la qualità tattile dei materiali ritratti: dalla fredda e liscia scivolosità delle superfici del vetro e cemento del Seagram Building di Mies Van Der Rohe, alla rugosità del piperno piramidale della Chiesa del Gesù Nuovo di Napoli. I suoi lavori, raccontano delle forme nello spazio, ma soprattutto del tempo e delle condizioni di luminosità in cui sono realizzati, e con questi due parametri istituiscono un dialogo continuo, fino ad arrivare ad un tipo di astrazione, che parte dal dato reale, per approdare ad una dimensione più propriamente metafisica.

Roma, Napoli o New York, antico, moderno o contemporaneo, edifici sempre cercatori della stessa luce, quella solare e piena, sotto il cielo azzurro o magicamente velata dalle nuvole e dalla foschia. Ciò che cerco è sempre la stessa chiarezza e purezza creata dall’uomo e dalle persone che hanno reso possibile la grandiosità e la maestria di tali opere, opere che tanto son più affascinanti quando portano con sé i segni dei racconti del tempo vissuto.”  Camilla Borghese

Cenni biografici

Camilla Borghese è una fotografa di architettura con sede a Roma, l'Italia, dove è nata nel 1977. Nel 2005 ha ottenuto un Master in Conservazione dei Beni Artistici di Ca 'Foscari, Venezia, Italia. Nei primi anni 2000, ha iniziato a sviluppare l'interesse per la fotografia, che si è trasformata in un'attività professionale mentre lavorava nello studio di Andrea Jemolo. Nel 2007 ha iniziato a lavorare come free-lance.

Mostre

2012: Mostra collettiva Fuori orario, a cura di Gaia Toschi, Foligno, Italia

2014: Mostra personale Intervalli geometrici, a cura di Serena De Dominicis, Galleria Artesanterasmo, Milano, Italia

2014: Mostra personale Symmetria, a cura di Guillaume Maitre e Paulo Pérez Mouriz, Spazio Nuovo, Roma, Italia

2016: Mostra collettiva Bulgari y Roma, a cura di Lucia Boscaini, Museo Thyssen- Bornemisza, Madrid, Spagna

Tra i suoi principali progetti commissionati:

Progetti realizzati da Studio Valle, per la mostra Studio Valle 1957-2007. Cinquant'anni di architettura a Roma;

Nuova costruzione del Ministero della Salute italiano, progettata dallo Studio Transit, per la mostra ospitata presso il Ministero, e il successivo volume "Un ministero contemporaneo" di Giulio Salvioni;

Villaggio "La Martella" (Matera), di Ludovico Quaroni, in collaborazione con la Katholieke Universiteit Leuven (Belgio);

École française de Rome, Atelier Seraji Architects & Associes, Seste Engineriing;

"Pelanda dei Suini", padiglione dell'ex macello di Testaccio a Roma, restaurato da Massimo Carmassi e successivo volume "Recupero conservazione riuso. Un centro culturale nel mattatoio di Roma "a cura di Marco Mulazzani, Electa, 2010.

Scheda Evento

Autore Camilla Borghese

Titolo Orizzonte Verticale

A cura di Marina Guida

Organizzata da Galleria Spazio Nuovo - Roma

In Collaborazione con Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli

Sede Castel dell’Ovo - Napoli

Vernissage sabato 21 aprile 2018 ore 12.00

Date 21 aprile 2018 - 12 maggio 2018

Ingresso gratuito

Orari nei giorni feriali dalle ore 10.00 alle ore 17.30 – ultimo accesso ore 17.00. Nei giorni festivi e la domenica dalle 10.00 alle 13.30 ultimo accesso 13.00

Ufficio Stampa Galleria Spazio Nuovo Via d'Ascanio, 20 - 00186 Roma +39 06 89572855

info@spazionuovo.net


MARCO CECIONI: " MITOLOGIE URBANE

Giovedì 12 aprile 2018, ore 19.30 – Corso Vittorio Emanuele, 423 - Napoli

Spazio Frame Ars Artes – Desart (Arte e Design)

Presenta

 Mitologie urbane

Personale di Marco Cecioni

A cura di Paola Pozzi

 La tradizione mediterranea della ceramica rinnovata attraverso la personalità eclettica dell’artista Marco Cecioni. Le sue originali “Mitologie urbane” in mostra allo spazio Frame Ars Artes di Napoli dal 12 al 15 aprile, a cura di Paola Pozzi.Napoli, 9 aprile 2018 - I colori forti, mediterranei, sono un tratto distintivo di Marco Cecioni, eclettico artista napoletano, musicista e cantante della storica band Il Balletto di Bronzo, ceramista molto apprezzato in Europa, soprattutto nei paesi nordici, dove da tempo si è trasferito.L’energia del Mediterraneo, con la sua cultura millenaria intrisa di fascino, mistero e miti, non ha mai abbandonato l’artista, che torna allo spazio Frame Ars Artes diNapoli, (corso Vittorio Emanuele, 423) con la personale “Mitologie urbane”, a cura di Paola Pozzi, da giovedì 12 (inaugurazione ore 19.30) a domenica 15 aprile. Venti i pezzi d’arte in esposizione, nella sezione Desart (Arte e design) della galleria, soprattutto ceramiche, ma anche dipinti e grafiche, con cui Cecioni approfondisce il suo percorso artistico di contaminazioni tra arte e artigianato, promuovendo oggetti, pezzi d’arte e di design in perfetta sintesi tra tradizione a innovazione. Esemplare il vaso di ceramica di “Mitologie Urbane”: l’oggetto e la sua materia evocano la tradizione vietrese, mediterranea, ma mutano funzione accogliendo fuoco e aria al posto dell’acqua.Già ospite di Frame Ars Artes con le mostre “Private Viewing”, “Art on the roof”, “Gecus loci” e “The kiss”, Marco Cecioni espone in Svezia, Finlandia, Norvegia, Polonia, e le sue opere sono presenti in molte collezioni pubbliche e private a Londra,  a Stoccolma –dove vive e lavora– a Helsinki, ma anche a Madrid, Barcellona, Roma.Scrive della sua arte il direttore del Museo Espoo di Helsinki, Markuu Valkonen: «L’arte di Marco Cecioni è una mistura straordinariamente elegante di espressione figurativa attuale e tradizione classica. Crea l’illusione –ma è anche un fatto– che il passato del Mediterraneo, il Rinascimento ed epoche ancor più lontane continuino a vivere nelle sue pitture e nelle sue opere ceramiche, le quali non conducono tuttavia a ritroso nel tempo, ma sono proiettate al di là del presente, ad un futuro galattico».

Marco Cecioni

Nato a Napoli, dopo il Liceo Artistico, Marco Cecioni asseconda il suo talento musicale fondando la band “Il Balletto di Bronzo” che ebbe un buon successo negli anni Settanta ed i cui brani sono annoverati tra le migliori composizioni dell’epoca.Conclusa l’avventura della band dopo i primi successi, Cecioni si trasferisce a Stoccolma dove ben presto divenne conosciuto come pittore e grafico. Ha collaborato a progetti pubblici con grandi nomi dell’architettura nordica, in particolare lo Studio Kaisa Blomstedt e Paivi Bergroth; è entrato nelle case e negli edifici pubblici svedesi e finlandesi con i suoi “baccanali urbani” su vetro, ceramica, tela, accentuando ed esaltando, nella profusione di colori e forme mediterranee, il minimalismo e l’essenzialità del progetto.All’inizio degli anni Novanta viene chiamato dalla Volvo per disegnare il motivo grafico di una serie di prodotti per il lancio della nuova Volvo. Invitato dal critico Massimo Bignardi a partecipare alla Mostra Arteceramica nelle Scuderie del Palazzo Reale di Napoli, riscopre la ceramica vietrese ed inizia una duratura collaborazione con il maestro ceramista Vincenzo Sartoriello. Nel 2009 Marco Ancora e Barbara Martusciello sono curatori di una sua Personale “Energia della ceramica” presso il Museo Pietro Canonica di Villa Borghese a Roma. Il consolidato rapporto con la ceramica vietrese lo riporta periodicamente a Napoli per mostre (Positano, Vietri, Museo degli Arsenali di Amalfi), ma soprattutto alle atmosfere e ai temi della sua anima mediterranea.

Ufficio stampa per Frame Ars Artes – Brunella Bianchi – cell. 331.2630029; e-mail:bbufficiostampa@gmail.com

 


NINO MIGLIORI: " LUMEN / CRISTO VELATO "

Maschio Angioino, Cappella Palatina - Napoli, 3 marzo > 2 maggio 2018 - Inaugurazione sabato 3 marzo, ore 12.15 - Promossa da Museo Cappella Sansevero e Comune di Napoli - Assessorato alla Cultura e al Turismo In collaborazione con Fondazione Nino Migliori - Orari: Lun-Sab 10.00-18.00

L’ingresso all’inaugurazione e alla mostra è libero

 Sabato 3 marzo 2018, alle ore 12.15, alla Cappella Palatina del Castel Nuovo di Napoli, inaugurerà la mostra fotografica di Nino Migliori “Lumen | Cristo velato”, dedicata al capolavoro settecentesco di Giuseppe Sanmartino. L’esposizione, promossa dal Museo Cappella Sansevero e dal Comune di Napoli – Assessorato alla Cultura e al Turismo in collaborazione con la Fondazione Nino Migliori, sarà aperta al pubblico fino al 2 maggio 2018. All’inaugurazione, insieme all’artista, saranno presenti il Sindaco di Napoli Luigi de Magistris, l’Assessore alla Cultura e al Turismo Nino Daniele, il direttore del Museo Cappella SanseveroFabrizio Masucci, l’Amministratore del complesso monumentale Cappella Sansevero Nino Masucci e il critico d’arte Giovanni Fiorentino, che ha scritto un saggio per il catalogo. Il fotografo bolognese, autore per oltre mezzo secolo di sperimentazioni su materiali e linguaggi fotografici, cui è stata recentemente dedicata una retrospettiva dalla Maison Européenne de la Photographie di Parigi, arriva a Napoli con il progetto “Lumen”: una importante ricerca sulla visione, che consiste nel fotografare opere scultoree uti­lizzando come unica fonte luminosa la luce delle candele. “La mostra delle fotografie ‘a lume di candela’ di Nino Migliori dedicata al Cristo velato del Sanmartino si inserisce in un percorso già avviato, inaugurando, in questo mese di marzo prodromo della primavera, la stagione culturale e turistica che è ormai per tradizione la più vivace nella nostra città”, dichiara Nino Daniele, Assessore alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli. “Migliori – continua Nino Daniele – giunge a Napoli e al capolavoro del Sanmartino, dopo aver fotografato a lume di candela altre insigni sculture. Con il Cristo velato la ricerca del fotografo, l’esplorazione dell’opera d’arte, trova forse la prova più ardita. C’è come una sfida nell’incontro tra il fotografo e il velario, la pellicola fotografica e quella che riveste il corpo delCristo della Cappella Sansevero”. Dal suo primo lavoro della serie “Lumen” attorno alle formelle dello Zooforo del Battistero di Parma, il progetto è proseguito con i Leoni e le Metope del Duomo di Modena, con il Compiantodi Niccolò dell’Arca a Bologna, per poi prediligere in Toscana il Monumento per Ilaria del Carretto nel Duomo di Lucca e, alla fine del 2017, dedicare una mostra ai rilievi della Cappella dei Pianeti e dello Zodiaco nel Tempio Malatestiano di Rimini. Escursione onirica e viaggio nel tempo, il percorso “a lume di candela” di Migliori si confronta oggi con il Cristo della Cappella Sansevero, consacrato dalla critica tra i capolavori dell’arte mondiale e ammirato ogni anno da centinaia di migliaia di visitatori: il sapiente occhio del fotografo e il movimento delle fiamme fanno emergere dal buio ora alcuni ora altri dettagli della statua, stupendoci e confondendoci tra le pieghe del velo. “È straordinario come in alcune delle foto di Migliori si avverta l’impossibile fluidità di ‘quel velo d’acqua madreperlacea’ (Héctor Bianciotti) che scorre sul Cristo, come nell’immagine del volto prestata alla copertina del catalogo della mostra o nelle onde di tessuto che s’inseguono sul centro del corpo”, afferma Fabrizio Masucci, direttore del Museo Cappella Sansevero. “Siamo particolarmente orgogliosi – prosegue Masucci – che l’artista bolognese abbia scelto come tappa del suo originale e riservato Grand Tour a lume di candela la capitale partenopea e in particolare la Cappella Sansevero con il suo Cristo velato. E siamo felici di poter inaugurare insieme al Comune di Napoli questa importante esposizione in una sede prestigiosa come la Cappella Palatina di Castel Nuovo”. Accompagna la mostra un catalogo, in italiano e in inglese, pubblicato dalle Edizioni Museo Cappella Sansevero (2018, pagine 80), dedicato interamente al progetto napoletano. La pubblicazione raccoglie le 21 fotografie (in bianco e nero) esposte in mostra e include i testi di Giovanni Fiorentino e di Fabrizio Masucci, nonché le presentazioni di Nino Daniele e di Carmine Masucci. Dal testo critico di Giovanni Fiorentino per il catalogo: “Migliori accede alla Wunderkammer della Cappella Sansevero immergendosi, ancora una volta, e implicitamente, nella meraviglia a un tempo scientifica ed estetica della camera obscura, affonda gli occhi in una tempesta barocca di luce e ombra, infine sprofonda nel cuore dei misteri e delle meraviglie di una città velata. Il fotografo apre un confronto con il velo impalpabile che riveste il corpo di Cristo, ma che è in fondo l’artificio e la natura stessa del produrre visioni: il diaframma concettuale dell’immagine riproducibile tecnicamente. Migliori ripensa fotograficamente il Cristo velato, scompone in dettagli e ricompone in una narrazione circolare – parte dal volto e ritorna a chiudere sul volto – il capolavoro del maestro del Settecento napoletano contestualizzato al centro della modernità europea e mediterranea”. Dall’illuminazione contemporanea a quella settecentesca, dai led di ultima generazione alle candele in cera, il suggestivo percorso della mostra, in un allestimento a cura di Marita Francescon, diventa simbolicamente un passaggio temporale, che conduce il visitatore fino al momento in cui a far luce sul Cristo velato c’erano solo lumi. Darà il benvenuto al pubblico un’infinity room rivestita da specchi, un primo ambiente animato dall’apparizione di lampade di diversa forma e tipologia (a led, a incandescenza, neon, etc.) che accompagneranno i visitatori gradualmente in un ideale percorso indietro nel tempo e che si rifletteranno all’infinito, creando suggestione e aspettativa prima di entrare nella sala buia in cui sono esposte le fotografie di Migliori. Le opere dell’artista sono accompagnate da citazioni letterarie di personalità che in passato hanno ammirato il Cristo velato: dallo stesso Raimondo di Sangro al Marchese de Sade, da Henry Swinburne a Matilde Serao, da Héctor Bianciotti ad Adonis. Infine, un contributo video chiuderà il percorso regalando al visitatore una conoscenza più approfondita dell’opera dell’artista.

Ufficio stampa: Comune di Napoli: ufficio.stampa@comune.napoli.it - Assessorato alla Cultura e al Turismo: martina.caldo@comune.napoli.it

Museo Cappella Sansevero: MiNa vagante comunicazione, Alessandra Cusani, +39 329 6325838, alessandracusani@museosansevero.it


ENRICO CATTANEO: " Legàmi "

a cura di Diego Faa

 Opening venerdì 2 marzo 2018 ore 19.00

dal 2 marzo al 27 aprile 2018

P.R.A.C. Piero Renna Arte Contemporanea

Venerdì 2 marzo sarà inaugurata a Napoli presso gli spazi della Galleria P.R.A.C. Piero Renna Arte Contemporanea la mostra “Legàmi” di Enrico Cattaneo che resterà aperta al pubblico fino al prossimo 27 aprile 2018.

 “Il lavoro di Enrico Cattaneo vive di una sospesa tensione immateriale raggiunta attraverso un’idea di rappresentazione modellata per sottrazione. Il suo intervento è volto all'esplorazione della materia e mescola coscientemente due visioni opposte del mondo amalgamate in un perfetto – e a tratti instabile – sguardo di insieme indistinto.

Figurazione e astrazione, infatti, nell’ultimo capitolo della sua produzione presentato in mostra, si appartengono con sublime naturalezza e vivono legate l’una dentro l’altra plasmandosi vicendevolmente. La carica espressiva che ne scaturisce risiede in un’arte impregnata di memorie sovrapposte, di reminiscenze antiche e di energie trattenute.

L’obiettivo è la ricerca di un’evocazione inconscia in grado di esprimersi in schemi avulsi da ogni sovrastruttura di significato. Le immagini emergono a fatica dal fondo del cartone e lottano per imporsi all’attenzione dell’osservatore, le linee riaffiorano tra squarci profondi, adesivi reazionari - testimoni della società dei consumi - e stesure di scotch che svolgono il doppio ruolo di negazione della forma e di collante tra le parti.

I legami messi in scena da Cattaneo, però, non sono solo di origine materica e tangibile ma testimoniano la trama di una tessitura che lega a doppio filo la sensibilità dell’artista con le tematiche affrontate. Il supporto sembra sfaldarsi ed espandersi allo stesso tempo e in questo processo la figurazione appare lentamente, come il progressivo evidenziarsi di un qualcosa di ancora vivo sotto le macerie.

Frantumazioni, eliminazioni dei rapporti sintattici e contrapposizioni di materiali differenti sono gli strumenti che Cattaneo utilizza per opporsi a un citazionismo accademico fine a se stesso. Tale approdo si deve leggere come il risultato del recente percorso di analisi e studio che ha portato l’artista negli ultimi anni a confrontarsi con progetti installativi e scultorei. L’abbandono progressivo di un figurativismo didascalico apre così a Cattaneo nuovi spazi di intervento, linguaggi non descrittivi ma atti a richiamare in vita improvvisi sussulti di memoria.

Gli strappi e le lacerazioni conquistano margini di autonomia rispetto alle opere degli anni passati, l’aggressione gestuale di Cattaneo si abbatte sulla superficie frammentando le parvenze fino quasi a non riconoscerle. Il segno diventa ossessivo, quasi nevrotico negli agglomerati dei materiali usati e nelle immagini distorte.

L’azione che porta l’artista a scavare nel materiale, scelto come valorizzazione del concetto moderno di scarto, è ispirata dalla volontà di far risorgere particelle di echi collettivi e personali per poi cancellarli e dimenticarli in un unico gesto sottrattivo.

Le tracce rimaste e le figurazioni resistenti delle opere in mostra ci consegnano personaggi stagliati sul fondo del piano visuale indicanti unioni interrotte, soggetti sospesi e mai evidenziati interamente. Sono i protagonisti di storie solo tratteggiate, interpreti inconsapevoli di una vicenda più grande che ha il merito di fuggire dall’oggettività interpretativa.

La tecnica usata gioca con una compenetrazione di ordine e disordine in cui ogni progetto razionale lascia spazio a una rappresentazione sfregiata e a un’immagine volutamente deformata. Il cartone viene violentato, aperto e lacerato per poi essere ricucito, ricomposto e ripensato a manifesto di quel legame tipico della nostra contemporaneità in bilico perenne tra resistenza e abdicazione. Emergono così immagini che rimandano a configurazioni ambigue, inquietanti e di viscerale organicità, cariche di energia.

Vi è un ritmo, un senso inconsapevole che traspare in queste opere dettato da suggestioni emotive personali dell’artista: donne urlanti depredate di sentimenti, liti infantili, patrie natie lasciate alle spalle, ma anche oggetti di uso comune rubati dalla biografia intima dell’artista descrivono l’universo con il quale Cattaneo ha scelto di confrontarsi e con il quale ci invita a misurarci. Un universo che svela le pulsioni sottese e i moti inespressi dell’animo umano in cui si scorge molto più dell’apparenza.”

Diego Faa

 Enrico Cattaneo nasce il 27 Dicembre 1989 nella provincia bergamasca. Frequenta l’istituto d’Arte Andrea Fantoni e prosegue la sua formazione presso le Accademie di Firenze e Bergamo tra il 2011-2017 dove si orienta verso il riciclo di materiali e una più approfondita indagine del supporto.

Questa analisi spinge l’artista verso nuove tecniche quali l’uso del gessetto e l’incisione. Proprio su quest’ultima tecnica, Cattaneo indaga le autonome possibilità di espressione della materia. Il cartone da riciclo diventa il supporto adatto a rendere, attraverso la rimozione, l’infinita trasformazione della materia e delle immagini nello scorrere del tempo.

La prima personale è del 2012 a Firenze, presso la galleria indipendente CO2 Atmosfera Creativa, in seguito varie manifestazioni come la collettiva “Frammenti” nel 2013 e la partecipazione a Bergamo Arte Fiera grazie alla collaborazione con la Galleria Elleni. 

Cattaneo trascorre il 2013 nel continente australiano alla ricerca di nuovi soggetti e continua a lavorare sul territorio dove ottiene un buon riconoscimento ed espone presso la Hogan Gallery a Melbourne. Nel 2014 l’artista torna in Italia e prosegue la sua ricerca per fondere il carattere materico delle sue opere con una più accurata osservazione del mondo che lo circonda, inserendo un accento più critico nei confronti del suo lavoro mantenendo sempre una forte attenzione verso il supporto delle sue opere in relazione all’ambiente circostante.

Partecipa nel 2015 alla collettiva nazionale per CodiceItalia Accademy in collaborazione con la Biennale di Venezia e la sua prima personale nel 2016 per l’evento di ArtDate a Bergamo nella galleria Elleni. Dopo una permanenza nella città di New York, dove lavora come assistente per Andrea Mastrovito, cresce la voglia di riscoprire il ‘volto originale’ di ciò che lo circonda elevando la rimozione come gesto necessario a far emergere un sistema parallelo tra il mondo ideale e quello naturale di ogni cosa, come nell’installazione “Ripercorsi” locata nel 2017 in UnaVetrina, il racconto di un viaggio sul confine tra passato e presente, tra logoramento e grado 0 di ogni sostanza, oggetto e superficie, forma e colore.

EXHIBITIONS

April 2017 - Project “Percorsi di Sottrazione” - Una Vetrina, MAXXI, Rome, Italy.

May 2016 - Solo PECUNIA EFFIGIE CREAT - ELLENI Gallery, Bergamo, Italy.

June 2015 - Collective CODICE ITALIA ACCADEMY, Biennale di Venezia, Venice, Italy.

November 2015 - BAF Art Fair Exhibition, Bergamo, Italy.

November 2014 - Solo “Postcards from Italy” - Downing Center Building, Sydney, Australia.

November 2014 - BAF Art Fair Exhibition, Bergamo, Italy.

April 2014 - Solo “Return to the Past” - HOGAN Gallery, Melbourne, Australia.

January 2013 - BAF Art Fair Exhibition, Bergamo, Italy.

October 2012 - Collective “Reused” - CO2 Gallery, Florence, Italy.

June 2012 - Solo “Squarcio sul passato” - CO2 Gallery, Florence, Italy.

April 2012 - Collective “Semplicità” - CO2 Gallery, Florence, Italy.

 Enrico Cattaneo – Legàmi

a cura di Diego Faa

Opening: 2 marzo 2018 ore 19.00

dal 2 marzo al 27 aprile 2018

Apertura della galleria: da martedì a sabato dalle 17,00 alle 19,30 e su appuntamento

PRAC | piero renna arte contemporanea

via nuova pizzofalcone 2 | 80122 napoli

info 081 7640096 | 349 2876951 

prac.galleriarenna@gmail.com | prac@galleriarenna.com

www.galleriarenna.com | http://www.facebook.com/pierorennaartecontemporanea

 


GIORGIO CUTINI: " LA CITTA' DI JO KUT "

a cura di Marina Guida

PAN | Palazzo delle Arti di Napoli

Inaugura sabato 3 febbraio 2018, ore 17.30

Fino al 20 febbraio 2018

Apre sabato 3 febbraio 2018 al PAN | Palazzo delle Arti di Napoli, per la prima volta a Napoli, la mostra personale del fotografo Giorgio Cutini, concepita appositamente per questa occasione espositiva, dal titolo “Le Città di Jo Kut, a cura di Marina Guida. Il progetto, organizzato in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli, si compone di 25 fotografie in B/N, diviso in tre visioni di città diverse: Napoli, Roma e la città immaginaria di Jo Kut.

Esposta fino al 20 febbraio 2018, la mostra accoglie i visitatori in un’atmosfera onirica. L’artista perugino, ma anconetano di adozione, restituisce come una composizione tripartita, il suo paculiare percorso iconico, consegnando al visitatore frammenti di visioni veloci ed evanescenti, delle città visitate, amate e sognate. “Uno sguardo errante quello di Cutini, che trasgredisce i postulati della fotografia accademica” come dichiara la curatrice Marina Guida nel testo critico in catalogo. «Siamo per la fotografia che nasce dalle emozioni e dall’intelletto, espressione latente di un’idea che nella forma e nel contenuto è svincolata dagli obblighi del percorso della rappresentazione figurativa. Utilizziamo la fotografia come modalità percettiva del sapere, per esplorare, come veggenti, i confini della conoscenza»: così dichiarava Cutini nel Manifesto “Passaggio di Frontiera” firmato nel 1995 insieme a nomi illustri come Mario Giacomelli, Gianni Berengo Gardin, Ferruccio Ferroni e molti altri“. Jo Kut, seguendo la suggestione delle “Città Invisibili” di Italo Calvino, è il combinatorio titolo prescelto per questa mostra, composto dalle iniziali del nome dell’artista; è il nome di una città immaginaria, che racchiude la visione interiore di tutte le altre, reali ed irreali. Esploratore instancabile delle vaste plaghe del visivo, Cutini, con occhio indagatore e sensibile, inquadra porzioni di realtà e le trasferisce in un’atmosfera visionaria, svelando l’invisibile del visibile. I suoi soggetti sfumati e fuori fuoco, sono raccontati attraverso qualche dettaglio sfuggente, narrano di un movimento in ogni direzione: nel passato, in terre lontane, fra le strade che percorriamo ogni giorno, ma soprattutto in un altrove, in luogo ed in un tempo che prescindono dalle coordinate spazio temporali razionali. Sono immagini fluttuanti, sospese tra il sogno e la realtà, che attingono al vasto campionario iconico delle immagini inconsce, emozionali, catturate dall’obiettivo fotografico.

Un piede femminile sotto il tavolo che intercetta il ginocchio del fotografo, una porzione di cupola di una chiesa avvolta nel buio ed illuminata da un lampo luminoso improvviso, lo stupore senza tempo di una figura femminile che osserva un’opera di Alberto Burri, in un’ atmosfera di sospensione temporale: tanto basta, se seguiamo Giorgio Cutini, per scoprire paesaggi della mente e delle emozioni, cui di rado dedichiamo attenzione, soffermandoci quieti, per carpirne l’intensità. Ma ci sono anche frequenti immersioni immaginifiche, che esulano del tutto dal dato reale in queste indagini iconiche del fotografo flâneur, del ricercatore di visioni. Sono immagini liminali, che ci immettono in mondi paralleli, da altre leggi strutturati. Cutini seleziona, piccole porzioni di mondo, risonanti scintille della visione, nel flusso inarrestabile del sovraccarico iconico.

La mostra, corredata da una preziosa pubblicazione in tiratura limitata edita da IMAGO, con un testo critico della curatrice Marina Guida, saràvisitabile gratuitamente fino al 20 febbraio 2018 secondo gliorari di aperturaprevisti (aperto tutti i giorni dalle 9.30 alle 19.30 – la domenica dalle 9.30 alle 14.30. Martedì chiuso.)

Informazioni utili

Titolo: Le Città di Jo kut

Artista: Giorgio Cutini

A cura di Marina Guida

In collaborazione  Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli

Sede:PAN Palazzo delle Arti di Napoli, Via dei Mille 60, Napoli

Date: 3 febbraio – 20 febbraio 2018

Inaugurazione: Sabato 3 febbraio 2018, ore 17.30

Orari: Tutti i giorni 9.30- 19.30, la domenica 9.30 – 14.30. Chiuso il martedì.

Ingresso: Libero

Catalogo: preziosa pubblicazione in tiratura limitata edito da IMAGO con testo critico di Marina Guida

Info al pubblico: 081.7958651 – pan@comune.napoli.it

Ufficio stampaMaria Chiara Salvanelli mariachiara@salvanelli.it | +39 333 4580190

 


 

SILVIA PAPAS: " POSTCARDS FROM PARADISE "

vernissage 9 dicembre ore 12.00

Castel dell’Ovo

Napoli

10 dicembre 2017 – 7 gennaio 2018

ingresso libero

Dal 9 dicembre 2017 al 7 gennaio 2018 l’artista Silvia Papas torna ad esporre in Italia.

Il suo nuovo grande progetto – organizzato dalla galleria Vecchiato Arte, in collaborazione con Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli - sarà ospitato nelle sale espositive di Castel dell’Ovo, dal titolo “Postcards from Paradise”, a cura di Marina Guida.

L’artista trevigiana, ma padovana di adozione, racconta in venti opere inedite la solitudine al femminile nelle metropoli globalizzate: donne in movimento, bellissime, ricche e spavalde che trasformano le caotiche città occidentali in copertine da magazine patinati, modelle sicure di sé eppure quasi perse in luoghi affollati e sempre in corsa, fissate in attimi cristallizzati.

Molto conosciuta e apprezzata all’estero (Stati Uniti,Francia, Scandinavia, Norvegia Spagna, Portogallo, Svezia, Austria,) Silvia Papas sceglie Napoli per proporre in anteprima assoluta al pubblico venti lavori di medie e grandi dimensioni, acrilici su tela, che decifrano dipendenze e simboli del nuovo/vecchio mondo, ispirandosi alla cartellonistica pubblicitaria e alle riviste di moda. Il titolo del progetto – “Postcards from Paradise” – gioca sull’essenza vulnerabile di contesti perfettamente organizzati, funzionali e abbaglianti, così “paradisiaci” da manifestarsi infernali: trappole di alienazione in cui nessuno, nemmeno chi appare nella sua forma migliore, è capace di fuggire.

«Quella di Silvia Papas è un pittura “on the road” – spiega la curatrice Marina Guida - in cui squarci di metropoli scintillanti e lussureggianti restituiscono la vita quotidiana di personaggi dalle apparenze perfette, condannati all’indistinzione e presi da tante piccole manie, mai immobili, all’inseguimento spasmodico di riferimenti estetici imposti dal marketing e valori etici improntati all’opulenza economica. Le contraddizioni della globalizzazione e dei suoi modelli di sviluppo, esplodono con forza nelle sue opere. Nei suoi lavori il colore steso per piatte campiture, ricorda la cartellonistica e la sintesi grafica utilizzata nel fashion marketing».

«Sin dalle mie esperienze iniziali nel settore pubblicitario e della scenografia – commenta Silvia Papas – avverto un fascino ambivalente verso il fashion system o per linee generali verso la cosiddetta società dell’apparenza, ne sono attratta da sempre pur mantenendo un certo senso critico. Le mie figure sembrano vere, vive, ma in realtà sono prototipi così uniformati, somiglianti, da svelarsi fittizi. Donne che stringono oggetti costosi, hanno cani al guinzaglio, indossano vestiti ricercati, tutti status symbol contemporanei che non le sollevano dalla minaccia di isolamento, non a caso attraversano le tele da sole, sullo sfondo la presenza umana è pressoché inesistente». Tra le città protagoniste delle opere s'intravedono, appena accennate, New York, Madrid, Napoli, Parigi, Miami, Cannes, Venezia, nel chiaro intento di una visione totalmente global, in cui a fare da scenario non c'è qualcosa di rappresentativo ma spazi simbolo della surmodernità.

In occasione dell’esposizione sarà pubblicato il catalogo edito da Vecchiato Arte con testi critici di Marina Guida e Massimiliano Sabbion.

Scheda Evento

Titolo Postacards from Paradise

Artista   Silvia Papas

Curatore Marina Guida

Organizzazione Galleria Vecchiato Arte, in collaborazione con Assessorato alla Cultura e al Turismo Comune di Napoli

Sede Castel dell’ Ovo

Vernissage 9 dicembre 2017 dalle 12.00 alle 18.00

Date 10 dicembre 2017 – 7 gennaio 2018

Catalogo Vecchiato Arte con testi critici di Marina Guida e Massimiliano Sabbion

Allestimento Arch. Marco Polito

Promozione e Ufficio Stampa

Caterina Piscitelli 331 9551994

Adele Brunetti 338 9830166

caterina.piscitelli@gmail.com - adele.brunetti@gmail.com

Informazioni al Pubblico

Castel dell'Ovo, via Eldorado n. 3, Napoli

dal lun al ven dalle ore 9 alle ore 18.30 - ultimo accesso ore 17.45
nei giorni festivi e la domenica dalle ore 9 alle ore 14 - ultimo accesso ore 13,15


NAVID AZIMI SAJADI: " TRANSMOGRIFIES "

a cura di Marina Guida

La galleria A01 Gallery, è lieta di presentare, sabato 28 ottobre 2017 alle ore 18.30, il nuovo progetto espositivo site specific dell’artistaNavid Azimi Sajadi, a cura di Marina Guida, dal titolo, Transmogrifies.La ricerca dell’artista iraniano, che ha vissuto molti anni tra l’Iran e l’Europa, è cartatterizzata da una continua tensione sincretica tra le culture dell’oriente e dell’occidente. Nei suoi nuovi lavori, convergono e s’incrociano senza soluzione di continuità, elementi della mitologia pagana, con tracce delle religioni monoteiste e politeiste. Substrati e stratificazioni iconiche arcaiche, convivono con quelle contemporanee, l’arte bizantina  con la graffiti art, l’accurata analisi delle dinamiche sociali e politiche contemporanee, convive con la dimensione meditativa. In queste immagini, il ricordo di un gioco d'infanzia, di un movimento fluido, torna alla mente in uno stato di coscienza alterato, che lo rende metafisico e avulso dalla realtà, come una sorta di incantesimo, un attimo di vuoto e di silenzio fuori dal tempo e dallo spazio. La trasformazione, è il nucleo concettuale di questo nuovo intervento installativo, inteso in senso alchemico e dinamico, come procedimento che non ha fine. Qui il tempo e lo spazio si dilatano all’infinito, fino a scomparire, ed approdare così ad una concezione temporale non lineare, nella quale coesistono in un’armonia instabile e calibrata, mondi lontanissimi. Coppie di opposti compongono le sue partiture visive: la dimensione materiale e quella spirituale, il movimento e l’inerzia, la creazione e la distruzione, lo spazio del silenzio e quello del caos, l’estatica bellezza e l’estrema violenza.  Divinità arcaiche incontrano e danzano con un pantheon di creature ibride, oniriche; nuove portatrici di senso, foriere di mutazioni possibili.

Informazioni al Pubblico  dal martedì al venerdì 11.00 – 18.00 gli altri giorni su prenotazione - Direttore di Galleria Giovanni Antignani +39 3896630461


FRANCESCO CANDELORO

 "Proiezioni" (Oltre il tempo)

 a cura di Valentina Rippa

 Museo Archeologico Nazionale di Napoli

Inaugurazione sabato 14 ottobre 2017, ore 11.00

Dal 15 ottobre 2017 al 8 gennaio 2018

 Sabato 14 ottobre 2017 alle ore 11.00 sarà inaugurata al MANN - Museo Archeologico Nazionale di Napoli la personale dell'artista veneziano Francesco Candeloro. La mostra a cura di Valentina Rippa è organizzata in collaborazione con il MANN Museo Archeologico Nazionale di Napoli, sotto il Matronato della Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee.

Nel catalogo, edito da Marsilio Editore, un testo critico di Tommaso Trini.

La mostra è inserita nel circuito Amaci giornata del contemporaneo.

 “Proiezioni” (Oltre il tempo) è un viaggio nel tempo e oltre il tempo in cui il visitarore diventa partecipe dell'opera stessa. Il progetto espositivo site-specific per il Museo Archeologico Nazionale di Napoli prevede la disseminazione delle opere nei monumentali spazi al piano terra dell'edificio, nell'Atrio e nelle sale che ospitano la Collezione Farnese, in particolare la Sala della Farnesina, del Toro Farnese e la Sala dei Tirannicidi dove, a ridosso delle icone museali (quali il Toro Farnese e la Venere Callipigia), si aprirà un dialogo ideale tra il passato e il contemporaneo.

Le opere di Candeloro sono progettate per essere amplificate attraverso la luce che dilata i confini con forme ed effetti mai prevedibili. Riflessi luminosi e colorati si proiettano nello spazio inventando nuove realtà, restituendo agli ambienti un'aura ricca di nuove sfumature scandite dal ritmo del tempo e delle stagioni. Attraverso queste metamorfosi colorate l'artista riesce ad esaltare la dialettica tra concreto e astratto, interno ed esterno, materialità ed immaterialità.

Realizzate in spesse lastre di plexiglass, le opere esposte racchiudono immagini monocrome, stampate a aerografo industriale su cui spiccano particolari di gente comune e personaggi illustri. Close up di volti umani si alternano a fotogrammi di città, angoli di strada e caos metropolitano; dall'immagine di una città l'installazione di Candeloro diventa "la città" in cui l'osservatore si muove riconoscendo i luoghi, perdendosi tra le vie e le facciate dei palazzi, tra la storia e il presente,  tra la folla e i corpi luminescenti e colorati, proiettandosi in un mondo di visioni e memorie sospese tra realtà e immaginario in cui Vedere e\è Percepire.

A partire dall'ampio atrio, il percorso espositivo si snoda nelle sale poste al piano terra del museo dove sono collocate quattro opere già parte dell'installazione "Città delle Città" tenutasi a Palazzo Fortuny a Venezia. A seguire, 25 parallelepipedi in plexiglass di varie dimensioni e colori che "guardano" le statue della Collezione Farnese tra cui la Venere Callipigia; un'opera neon a parete dal titolo "Linee del Tempo" che idealmente ingloba il Toro Farnese in uno skyline in movimento composto da 4 elementi sovrapposti e colorati - l'opera prevede una sequenza di accensioni fino ad arrivare all'illuminazione completa di tutta l’installazione; due lavori uno dal titolo “Passaggi Alterni” l’altro "Alterni Passaggi" a ridosso dell'Ercole Farnese e della statua di Apollo seduto; infine l'opera "Nella Luce nel Tempo" collocata sulla facciata del Museo dove una delle finestre emanerà bagliori sempre diversi in base alle ore del giorno e della notte, conseguenza dell'alternarsi di luce artificiale e naturale. 

“Proiezioni” (Oltre il tempo) resterà aperta al pubblico tutti i giorni, escluso il martedì, dal 15 ottobre 2017 al 8 gennaio 2018.

Francesco Candeloro, nato a Venezia nel 1974, ha esposto in numerose e importanti mostre personali e collettive molte delle quali in prestigiosi contesti architettonici e paesaggistici.

Tra le principali esposizioni personali:

2017 Pitture danzanti galleria g7 Bologna; Nel 2015, al Museo Fortuny di Venezia, nell’ambito della prestigiosa rassegna “Proportio”, preceduta nel 2010 nella stessa sede dalla magnifica personale “Città delle Città” ; nel 2015 la personale “Segni di Luce” presso A Arte Invernizzi, Milano; nel 2014 la partecipazione alla IV Edizione della Biennale d’Arte Contemporanea “Del Fin del Mundo” (Argentina e Cile) e “Raum und Licht: Riccardo De Marchi + Francesco Candeloro” al Neuer Kunstverein in Aschaffeburg, Germania; nel 2012 il progetto con Arthur Duff “Somewhere Parallel – Alterate Visioni” presso Ars Now Seragiotto, Padova; nel 2011 l’installazione “Luoghi del Tempo” a Palazzo Cordusio Unicredit, Milano; nel 2010 l’intervento “Intimi Luoghi” nella palladiana Villa Pisani Bonetti a Bagnolo di Lonigo, in provincia di Vicenza.

Tra le collettive del 2017:

Intuition, Museo Fortuny Venezia

My Way, A modo mio. Mambo Museo d’arte moderna Bologna

'cos'è_l'arte', galleria Disegno Mantova

Biennale Le latitudini dell’arte Germania Italia, Palazzo ducale Genova

Bienal de Curitiba 2017  MON - Museu Oscar Niemeyer -  Curitiba - Brasile

Flow , Arte contemporanea Italiana e Cinese in dialogo, Basilica Palladiana, Vicenza

Et IN Terra, Beatrice Burati Anderson art space Gallery, Venezia

Art Cologne, Köln (A arte Invernizzi, Milano).

MiArt, Milano (A arte Invernizzi, Milano).

MANN - Museo Archeologico Nazionale di Napoli

"Proiezioni" (Oltre il tempo)

 

di Francesco Candeloro

a cura di Valentina Rippa

 Inaugurazione: sabato 14 ottobre, ore 11.00

dal 15 ottobre 2017 all’8 gennaio 2018

orari > ore 9.00/19.30, martedì chiuso

La mostra è visitabile con il biglietto d’ingresso al Museo

Catalogo: Marsilio Editore



 

LAURA GIARDINO. OUT OF FIELD

a cura di Marina Guida

 Napoli, PAN Palazzo delle Arti di Napoli

Inaugura sabato 14 ottobre, ore 17.30

15 ottobre – 7 novembre 2017

 Apre sabato 14 ottobre la prima personale istituzionale di Laura Giardino che nella mostra “Laura Giardino. Out of Field” espone sedici tele inedite, tutte realizzate nel 2017 appositamente per questa occasione, in cui il linguaggio della pittura si mescola a quello della fotografia e del cinema.

Curata da Marina Guida ed esposta al PAN Palazzo delle Arti di Napoli fino al 7 novembre, la mostra accoglie i visitatori in un’atmosfera perturbante: colori acidi e antinaturalistici, prospettive incongrue, figure umane mai del tutto svelate o ritratte solo in lontananza, luoghi urbani o domestici, quotidiani, desolati suggeriscono che ad essere centrale nel lavoro della Giardino è ciò che è out of field - fuori campo - al di là della nostra capacità percettiva.

Il progetto, promosso dall’Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli, è realizzato in collaborazione con la galleria AREA\B di Milano.

Con occhio registico, l’artista inquadra porzioni di mondo e le restituisce in un’atmosfera noir non priva d’ironia. I suoi personaggi non sono mai al centro dell’immagine, sono piuttosto spinti ai margini o raccontati attraverso qualche dettaglio inatteso. Nell’operaFLOOD08,per esempio, un paio di gambe femminili adagiate su un materassino da mare sbucano da una camera: ma non è il pavimento quello su cui il materassino si poggia, bensì una distesa d’acqua che ha inondato l’appartamento di cui ormai sono riconoscibili solo pochi elementi.

La sintesi grafica che caratterizza lo stile dell’artista milanese non stempera la sensazione di straniamento che lo spettatore prova davanti alle tele, anzi, la amplifica. Ciò che è familiare si rivela all’improvviso estraneo e quindi inquietante: in INT01 una mano che si intravede nell’angolo dell’immagine, casualmente appoggiata a un corrimano, genera suspense e inquietudine come in un thriller hitchcockiano, in cui il pericolo non appare manifesto. Queste “cartoline” di vita quotidiana diventano visioni oniriche in cui tutto può succedere o tutto è già accaduto e sfuggito ai nostri sensi.

È una pittura sofisticata quella di Laura Giardino, sottilmente intimista, che punge e non rassicura, come ben descrive Marina Guida nelcatalogo che accompagna la mostra: “Nell’osservare le opere di Laura Giardino, la prima parola che affiora alla mente di un attento osservatore è quella che scelse Sigmund Freud per il suo famoso saggio del 1919 “Das Unheimliche”, il perturbante. L’ambiguità semantica di questo aggettivo sostantivato, composto da due termini dal significato opposto – “heim” casa, ciò che è conosciuto, accogliente, rassicurante, e “heimlich” nascosto, sconosciuto, estraneo – ben si adatta all’ambivalenza delle sensazioni che suscitano le tele di Laura Giardino”.

L’artista non dipinge una storia, ma la evoca attraverso l’emozione, l’indicibile, l’atmosfera del luogo. Ad essere centrale non è la scena principale, il racconto di un accadimento, lo svolgimento di un atto, ma lo spazio in potenza. Gli appunti visivi che la nostra memoria cataloga come secondari diventano protagonisti delle opere grazie ad un decentramento prospettico, consentendo una riflessione sul concetto di percezione del reale.

Informazioni utili

Titolo: Laura Giardino. Out of Field

A cura di Marina Guida

Promossa da Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli

Sede PAN Palazzo delle Arti di Napoli, Via dei Mille 60, Napoli

Date 15 ottobre – 7 novembre 2017

Inaugurazione sabato 14 ottobre, ore 17.30

In collaborazione con  Galleria AREA\B, Milano - tel. 02 89059535 - info@areab.org

Orari da lunedì a domenica h. 9.30-18.30. Chiuso il martedì.

Ingresso libero

Catalogo: edito da E20 Progetti, con testo critico di Marina Guida

Info al pubblico: 081.7958651 – pan@comune.napoli.it

 Ufficio stampaNORA comunicazione – Eleonora Caracciolo di Torchiarolo

                                        t. +39 339 89 59 372 – info@noracomunicazione.it – www.noracomunicazione.it


“FLASH CITY 4.0”

MOSTRA PERSONALE DELL’ARTISTA
LEOPAPP

LO SPAZIO CENT8ANTA- GALLERIA D’ARTE, CULTURA E SOCIETÀ, CORSO  MARCELLI ,  180 -   ISERNIA  

PRESENTA :  FLASH CITY 4.0- PERSONALE DI PITTURA DI   LEONARDO PAPPONE “LEOPAPP”

A CURA  DELLO SPAZIO ARTE PETRECCA/ CARMEN D'ANTONINO

VERNISSAGE:  VENERDÌ 22 SETTEMBRE 2017 ORE 19,00

ORARIO E GIORNI D’APERTURA :  DAL MERCOLEDÌ AL SABATO DALLE ORE 17,00 ALLE ORE 19,00.

L’esposizione, comprende opere inedite ed opere recenti realizzate sul materiale preferito dall’artista: tele realizzate con la juta recuperata dai sacchi di trasporto del caffè. Proprio seguendo i passi dell’aroma mondiale per eccellenza, si intraprende un viaggio tra reale ed immaginario in una città che respira, vive, si erge, si scompone e si rinnova continuamente. Enigmatiche costruzioni che, modificano inesorabilmente il paesaggio naturale, fino ad apparire una sorta di organismo vivente indefinito con tutta la loro dolcezza ed aggressività. Forme diverse e colori cangianti in perenne metamorfosi, al di fuori di predeterminati termini spazio-temporali . Un ideale abbraccio alla complessità del nostro presente dove le città vivono una sorta di turbinio continuo fatto di contraddizioni e mescolanze di popoli, di culture e costumi.

Carmen D’Antonino , Storica dell’Arte scrive:

“Addentrarsi completamente nelle opere di Leonardo Pappone significa attraversare un tempo senza fine e senza spazio nel quale prendono forma paesaggi urbani, labirinti geometrici, icone stilizzate di matrice primitiva avvolti da un linguaggio persuasivo ed astratto del colore.
Colore che non vuole rappresentare una determinata forma bensì coinvolgere, esperimento riservato agli artisti che hanno la capacità di far “parlare” i loro lavori.
Originale, se pur visto, è il mezzo per cui l’artista sceglie di lavorare; tele realizzate con la juta.
Si percorre un viaggio fiabesco in un città che si aggroviglia attorno ad una miriade di colori che “respirano” imprigionando la psiche dell’osservatore che immobile rimane esterrefatto difronte a tale bellezza.
Il brulicare e l’evolversi delle “Modern Cities”, la sovrapposizione continua delle cromie, la frammentazione delle forme diventano protagonisti di un movimento, con vaghi richiami futuristi, animati da una sensazione di movimento nella stasi, un ossimoro che produce un effetto inizialmente destabilizzante ma che trova nell’insieme il suo aspetto compiuto.
La sua natura bene si inserisce nell’arte contemporanea italiana in quanto risente del sogno americano che ha caratterizzato una intera generazione che traspare in modo inequivocabile nei richiami alla grandiosità dei paesaggi rappresentati di fronte ai quali l’uomo avverte un senso di piacevole smarrimento
Le linee, i pigmenti, i materiali usati volutamente esprimono un senso di irrequietezza esistenziale che non può non risiedere nello spirito più profondo di un artista.
Concludendo, nello sterminato panorama della pittura moderna un’artista come Leonardo Pappone ben si inserisce sul solco dal quale sono partiti “Sironi, Festa, Fioroni” ed altri grandi della pittura del Novecento italiano”.

Il Gallerista,  Gennaro Petrecca,  scrive :


“L'arte di Leonardo Pappone costituisce la riprova che le teorie di Jung hanno un fondamento scientifico certo, che la personalità umana è il più grande mistero dell'Universo, che in ciascuno di noi si verifica, per motivi inspiegabili, uno sdoppiamento se non una frammentazione della personalità.
L'aspetto di un uomo mite nei lineamenti del volto quasi monacale, calati in una divisa di Ufficiale che gli conferisce uno status austero, incline alla ubbidienza ed al comando, in ogni caso al pragmatismo, sono il lato B della personalità di un uomo in cui regna il disordine, quel caos primigenio dal quale attinge la vena di ogni artista che abbia prodotto qualcosa di interessante.
Nella fattispecie, posso certamente affermare che il lato B che nei famosi dischi a 45 giri riportava il brano secondario rispetto alla hit proposta sul lato A non è assolutamente inferiore al primo, anzi, per quanto di mio interesse, prevale sullo stesso rendendolo quasi marginale.
Pappone è inoltre un artista coraggioso nella misura in cui si inserisce in un filone già battuto da alcuni giganti di una genialità assoluta che hanno caratterizzato l'arte contemporanea lasciando un solco tracciato e difficilmente ripetibile in senso manieristico, pensiamo a Basquiat, ad Aboudia, a Bansky nella street art, ad alcuni futuristi, a Rauschenberg, a Pollock fino alle linee spezzate di Paul Klee tanto per citarne alcuni che mi vengono di getto.
Ma qual'e' il filo conduttore di questo genere di pittura informale, poco compresa, direi quasi maledetta al pari di alcuni versi di Baudelaire, di Celine, dello stesso Carmelo Bene?
Certamente una inclinazione alla dannazione, alla visione della società ed al mondo che si vive come qualcosa di "altro" rispetto alla propria spiritualità, un mondo che diviene per l'artista fonte di ispirazione come una sceneggiatura teatrale che l'istinto più profondo vuole riportare su tela, in un installazione, fermare in uno scatto fotografico come immagine sublime, irripetibile.
Ho seguito la pittura di Pappone dall'inizio pur non conoscendolo di persona, e questo mi agevola in una analisi asettica, e mi ha sempre interessato questa evidente inquietudine di un uomo apparentemente “sano”, una pittura che ha avuto una sua evoluzione logica e sistemica in un graduale passaggio da una fase di art brut, più di pertinenza dei graffitari e molto di maniera, ad uno scivolamento verso la figurazione che ha definito meglio le capacità tecniche del suo pennello.
Una serie di landscapes e di city sono agglomerati visibili nel loro insieme ma frammentari, intermittenti, tratti discontinui, linee spezzate che ben rappresentano la frammentazione esistenziale dell'Io moderno, la solitudine nella moltitudine, quasi un segno che ognuno di noi lascia nel proprio passaggio terreno che in Pappone diviene un segno materico, di colore intenso, pastoso e violento. Cio' nonostante i notturni, la luna occhieggiante nel fondo delle tele, un profilo montuoso che si intravede danno un senso di compiutezza estetica, di architettura che richiama involontariamente le iconografie classiche dei paesaggisti ottocenteschi.
Si tratta in definitiva di una pittura “animata” nella quale riecheggia il rumore di fondo delle metropoli attuali, dove ogni macchia di colore è un “non spazio” abitativo, in cui aleggia la vita, in cui si gioisce, si ama, si muore.
Il tutto nella compiutezza di una architettura complessiva studiata, meditata nella sua verticalità che richiama a quel senso di pace che l'uomo ha sempre cercato volgendo lo sguardo al cielo”.

 

 Biografia
Leonardo Pappone, nasce nel 1958 a Montefalcone di Val Fortore (BN) Fin da giovanissimo s’interessa all’arte e alla pittura, che segue da autodidatta, partecipando a mostre e concorsi nei quali riscuote fin da subito significativi consensi, sia di pubblico che di critica. L’arte tuttavia si manifesta come interesse primario extra-professionale, consentendogli di intrecciare rapporti con altri artisti, con i quali avvia numerosi progetti multidisciplinari che sfociano in eventi culturali e rassegne d’arte Attratto dalla Street art e dalle tematiche dei Writers metropolitani, Pappone elabora in arte un suo personale codice espressivo. Ha all’attivo numerose mostre, sia personali che collettive, con un palmarès di premi e riconoscimenti pubblici. Si sono occupati della sua produzione numerose personalità del mondo dell’arte, tra cui Lorenzo Canova, Massimo Rossi Ruben, Silvia Valente, Antonietta Campilongo, Peppe Leone, Antonio Petrilli , Piernicola Maria Di Iorio, Mario Lanzione ed Augusto Ozzella. Le sue opere sono presenti in molti legati artistici e collezioni private, sia in Italia che all’estero.  Firma le sue opere con lo pseudonimo di “LeoPapp”. Vive a Campobasso.


Per ulteriori info, visita il sito: www.leopapp.it


WALTER MOLLI: " DECADANCE "

opening venerdì 17 marzo 2017, ore 19.00

 dal 18 marzo al 30 aprile 2017

lunedì-sabato dalle 16.30 alle 19.30

P.R.A.C. Piero Renna Arte Contemporanea

Le ricercate contraddizioni di Walter Molli in mostra alla Galleria Prac

 Venerdì 17 marzo, sarà inaugurata a Napoli presso gli spazi della Galleria P.R.A.C. Piero Renna Arte Contemporanea la mostra “DecaDance” di Walter Molli che resterà aperta al pubblico fino al prossimo 30 aprile.

L’indiscutibile talento del trentatreenne artista napoletano Walter Molli si nutre soprattutto di contraddizioni. L’inconfondibile tratto che rende riconoscibili le pur diversissime serie dei ritratti, dei camioncini, dei paesaggi postindustriali, ha un piglio decisamente contemporaneo che al contempo sa di immediatezza e di paziente ricerca costruttiva, giocoso rispetto alle molteplici esperienze del moderno in arte, qui evocate nella personale “DecaDance”, giocando a far convivere e contrapporre memorie altrimenti inconciliabili: la dissoluzione dei corpi nella luce, secondo la lezione impressionista, e la costruzione dello spazio solido per pieni, secondo l’esempio cubista e postcubista; la mitologia dei mezzi meccanici e del loro movimento, e la assoluta fissità delle immagini; la ricercate piattezza proprie di certa pop art e della street art e inattesi balzi tridimensionali, ottenuti perfezionando le tecniche dell’iperrealismo. Ne deriva immediata l’impressione di un mondo familiare e quotidiano che, a meglio approfondire, assume caratteri di irrealtà e di assurdo: sotto l’apparente immediatezza di un pennello sciolto si situa la ricerca di difficili armonie cromatiche e ricercate disarmonie formali. 

Walter Molli nasce a Napoli nel 1984. Intorno al 2000 entra nel mondo dei graffiti, venendo a contatto con una comunità artistica mutevole e creativa. Parallelamente nutre una forte passione per l’arte classica, la computer grafica, la modellazione 3d ed il rendering; una prima sintesi del suo percorso artistico arriva con la scelta del percorso di studi universitari iscrivendosi alla facoltà di Architettura (percorso concluso con la laurea nel 2013). Oltre a numerosi inviti a convention di graffiti comincia a prendere parte alle prime collettive d’arte sperimentando le più svariate tecniche, dalla pittura ad olio agli acrilici, dall’acquerello allo spray, dalla fotografia alla stampa digitale. Dopo un anno di permanenza in Spagna (Granada, 2008) e più recentemente un soggiorno francese (Lione, 2014-15) Walter torna a vivere e lavorare a Napoli; la sua ricerca pittorica spazia parallelamente dallo studio del ritratto e della figura ad un lavoro di catalogazione fotografica e successiva composizione architettonica, senza mai abbandonare l’ispirazione proveniente dalla pratica dei graffiti e della street art.

PRAC | piero renna arte contemporanea

via nuova pizzofalcone 2 | 80122 napoli

info 081 7640096 | 349 2876951

prac.galleriarenna@gmail.com | prac@galleriarenna.com

www.galleriarenna.com | http://www.facebook.com/pierorennaartecontemporanea


JEANNE FREDAC: " ROVINE CONTEMPORANEE / CUBA "

9 – 24 marzo 2017

Giovedì 23 marzo alle ore 18.00 presso l'Institut français di Napoli (Via F.Crispi 86) si terrà una visita aperta al pubblico, guidata dalla fotografa francese Jeanne Fredac alla sua mostra “Rovine Contemporanee”.

ROVINE CONTEMPORANEE presso Institut français Napoli Goethe-Institut Neapel

CUBA presso Instituto Cervantes Nápoles

Vernissage: 9 marzo 2017, ore 18

Institut français Napoli

Tre Istituti stranieri, tre culture diverse, per un artista che racconta di paesaggi urbani provati ma vivi, dalla Germania a Cuba, per un dialogo tra civiltà.

La fotografa francese Jeanne Fredac sarà per la prima volta a Napoli dal 9 al 24 marzo 2017 con una triplice mostra, allestita all'Institut français, al Goethe-Institut e all'Instituto Cervantes di Napoli, che inaugura con un unico evento di vernissage il 9 marzo 2017, ore 18, all'Istituto francese di Napoli.

Questo progetto nasce dalla volontà dei tre Istituti culturali europei di Napoli, associati nell'ambito della rete “EUNIC Naples”, di rafforzare la loro cooperazione, nell'anno che segna il sessantesimo compleanno del Trattato di Roma, istitutivo della Comunità Europea.

Jeanne Fredac, artista francese, residente a Berlino, mette in mostra nei tre Istituti di cultura le sue opere tratte dalle serie “Rovine Contemporanee” e “Cuba”.“Rovine Contemporanee”, condivisa tra l'Istituto francese e il Goethe-Institut, ci conduce in un viaggio nella Germania dell'Est dimenticata. Jeanne Fredac rivela la dolcezza in questi edifici abbandonati e queste fabbriche in disuso della vecchia RDT dopo la caduta del Muro. Dopo avere percorso le città della Germania dell’Est dal 2006 al 2015, la fotografa rovescia le idee preconcette con Rovine Contemporanee.

L’armadio verde è aperto e le tende rosse della camera sono tirate. Un piano troneggia al centro di una scena, in un scrigno ocra irreale, davanti ad un’aiuola ancora vuota. Le poltrone di un cinema sembrano aspettare gli spettatori. In questi luoghi dove gli essere umani sembrano essere assenti per un istante soltanto, i finestrini rotti lasciano entrare l’edera e la pittura forma delle bolle sul muro. Il tempo sembra essersi fermato, l’azione sospesa. È la vita, il passaggio del tempo e delle sue interazioni che questi veri e propri quadri mettono in scena nel nostro spirito. Metafora dolce e tragica del cataclisma che è l’oblio per le cose che ci circondano, ma anche per ognuno di noi.

La serie “Cuba” è visitabile all’Instituto Cervantes. Jeanne Fredac, nata in Germania ma cittadina deterritorializzata e vagabonda, come ama definirsi, ci offre in questa mostra il suo incontro con Cuba. L’occhio della fotografa si posa sugli oggetti più disparati di una Cuba urbana, sugli spazi abitati da un popolo che ha vissuto gloria e decadenze. La galleria che Jeanne Fredac ci propone, traccia un atlante della memoria urbana.

La figura umana è assente, ma lo sguardo della Fredac ne ripercorre le tracce attraverso la recente storia di Cuba, e si posa, curioso, su oggetti e manufatti che, nel loro insieme, compongono l’archeologia di un popolo. Oggetti desueti (una ventola, un piatto, una vecchia Pontiac, una scritta o un’insegna, l’inferriata di un balcone, un carretto o un sacco di iuta pieno di riso) prendono vita, in queste fotografie, per raccontarci la storia di un popolo, provato ma vivo”. (Paola Laura Gorla).

L'iniziativa dei tre Istituti culturali di collaborare ad un unico progetto si fa più forte e arricchisce l'esperienza comunitaria di ogni cittadino, stimolando il dialogo tra civiltà.

Ma l'esperienza napoletana di Jeanne Fredac non si esaurisce con le mostre.

Da segnare in agenda anche altri tre eventi speciali:

- 13/03, ore 17, l'Instituto Cervantes ospiterà una conferenza dal titolo “Uno sguardo su Cuba”, si discute della mostra con l'intervento dell’ispanista Paola Laura Gorla (Università L’Orientale) e di Elena Tavani, professoressa di estetica (Università L’Orientale), con la partecipazione di Jeanne Fredac

- 14/03, all'Institut français Jeanne Fredac incontra gli studenti della Scuola francese

- 15/03, al Goethe-Institut Jeanne Fredac incontra gli studenti dell’Istituto Superiore “Mario Pagano”

La fotografa Jeanne Fredac partecipa al progetto di Residenze d'artista avviato da diversi anni dall'Institut français Napoli, e resterà in città per tre settimane, dal 1 al 24 marzo,durante le quali lavorerà e dialogherà con la città. Le Residenze d'artista dell'Institut français Napoli hanno già visto accogliere nel 2015 il regista Vincent Dieutre, nel 2016 Dolores Marat, nel 2017 lo scrittore Philippe Vilain. L'Institut français Napoli ospita nelle sue stanze gli artisti, che lavorano ad un progetto sul territorio napoletano. Biografia

Jeanne Fredac

Jeanne Fredac si definisce una vagabonda. Autodidatta, non segue strade, non ne conosce. Tenta, gioca, prova col passare delle situazioni che incontra. Fotografie, pitture, video e testi esplorano i rapporti dell’uomo con i suoi spazi geografici, storici e sociali. In un mondo dove si cercano senza pausa delle risposte senza chiedersi se la domanda è pertinente ed il presupposto giusto, vorrebbe annullare l’ammesso. È per questo che lei stessa rifiuta di confinarsi ai lavori che l’hanno fatta conoscere, le sue fotografie sui luoghi abbandonati. Il suo lavoro, all’origine quasi essenzialmente fotografico e testuale, intimamente localizzato si deterritorializza e aggiunge alla sua cosmogonia la pittura e gli oggetti. Le opere diventano più concettuali e si radicano nella critica dell’ovvio. Le sue opere sono state esposte in Francia, in Germania, in Italia, negli Usa, e anche in Danimarca.

Mostre principali:

2016

“Réelles fictions” nell’ambito del mese della fotografia off, Berlino

“Menschen Räume“ nell’ambito di Photokina, Cologna

“Société jetable“ al Museo d’Arte Contemporanea, Bayreuth

“Ruines Contemporaines” Galerie 149, Bremerhaven

“No Time” Casa dei Artisti, Dortmund

Atmosphère – Intuition formt Stimmung “ Fotogalerie Friedrichshain Berlino

Société jetable“ nell’ambito della Transmediale 2016

Ruines Contemporaines” Institut Français Palermo e Goethe-Institut Palermo

2015

BerlinerListe 2015, Berlino

Mostra al Berghotel Oberhof

Art Slant Prize 2015, Showcase Winners Installation, "Dialectic of Freedom"

Fiera d’arte Art'pu:l, Pulheim

Contemporary Art Ruhr, Essen

Biennale di Palermo, Sicilia

Sito internet artista: www.jeannefredac.com

Mostra:

> ROVINE CONTEMPORANEE presso Institut français Napoli (Via Francesco Crispi, 86, 80121 Napoli) e Goethe-Institut Neapel (Via Santa Maria a Cappella Vecchia, 31, 80121 Napoli )

> CUBA presso Instituto Cervantes Nápoles (Via Nazario Sauro, 23, 80132 Napoli)

Dal 9 – 24 marzo 2017

> Vernissage: 9 marzo 2017, ore 18 - Institut français Napoli

Orari della mostra

Institut français Napoli: lun - ven: ore 9- 20, sab: ore 8:30- 19.

Goethe-Institut Neapel: lun- ven: ore 9:30-13 e ore 15 – 16. Sab: ore 9:30 – 12:30

Instituto Cervantes: lun-ven: ore 10- 18, e sab. ore 10- 13.

Ufficio stampa: MiNa vagante s.r.l. Alessandra Cusani | alessandra.cusani@gmail.com | 3296325838 | Giuliana Calomino |giulianacalomino@libero.it |3295893117

 


MARCO MARAVIGLIA: " IMPOSSIBLE NAPLES PROJECT "

Impossible Naples Project Napoli, riconoscerla per conoscerla. Mostra fotografica esperienziale. Impossible Naples Project è una mostra-happening che avrà luogo grazie al contributo di oltre 130 appassionati di Napoli e grandi sostenitori che attivamente hanno sostenuto un crowdfunding avvenuto dal 10 giugno al 20 luglio. DOVE E QUANDO PAN - Palazzo delle Arti di Napoli, via dei Mille, 60 Dal 30 novembre al 13 dicembre 2016. LA MOSTRA Dodici immagini di Marco Maraviglia relative a una sua ricerca artistico-professionale che rappresentano la città in maniera metafisica e surreale e che stimolano una percezione visiva insolita della città. Tra queste vi è Metamorfosi Reloaded, il panorama di Napoli più lungo del mondo che sarà esposto per la prima volta nella sua versione definitiva in una lunghezza di 8m. L'HAPPENING Durante l’esposizione, il pubblico potrà partecipare gratuitamente al riconoscimento dei luoghi e monumenti di Napoli presenti in ognuna delle opere. Entro il 10 dicembre basterà prendere all’ingresso dello spazio espositivo una scheda da compilare ed infilarla in un’urna. L’11 dicembre l’organizzazione ritirerà l’urna con tutte le schede per lo spoglio e al finissage sarà proclamato il vincitore: chi avrà dato il maggior numero di risposte esatte e potrà scegliere come premio una delle opere esposte (esclusa Metamorfosi Reloaded). INGRESSO L’ingresso alla mostra e la partecipazione all’happening di riconoscimento, sono gratuiti. CATALOGO Presentazioni di: - Michele Smargiassi - Luca Sorbo ORGANIZZAZIONE Associazione Culturale Photo Polis, in collaborazione con l'Assessorato alla Cultura del Comune di Napoli e del PAN – Palazzo delle Arti di Napoli Patrocinio morale del Touring Club Italiano - Club di territorio di Napoli CONTATTI associazione@photopolis.org Marco Maraviglia cell. 328 5923487 Sito WEB impossiblenaples.weebly.com/ Pagina Facebook facebook.com/ImpossibleNaplesProject DETTAGLI EVENTO impossiblenaples.weebly.com/blog/12-immagini-di-impossible-naples-in-mostra-al-pan RASSEGNA STAMPA impossiblenaples.weebly.com/rassegna-stampa.html


" THE CHANGE "

PAN - Palazzo delle Arti di Napoli 24 novembre - 10 dicembre 2016 the change 46 artisti da Cuba, Corea, Messico, Russia, Cina, Italia, Spagna, Portogallo e Polonia raccontano il “cambiamento” con più di 150 tra opere e live performance vernissage: giovedì 24 novembre 2016, ore 19:30 - 23:30 In collaborazione con l’Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli, dal 24 novembre al 10 dicembre 2016 al PAN Palazzo delle Arti di Napoli è in programma la collettiva THE CHANGE a cura di Antonio Palumbo. Quarantasei artisti fra i trenta e i quarant’anni, provenienti da Cuba, Corea, Messico, Russia, Cina e diversi Paesi europei, raccontano il tema del cambiamento nelle sue diverse declinazioni, con più di 150 tra opere e live performance in gran parte create “ad hoc” per l’evento, e allestite in un unico percorso espositivo negli ambienti del primo piano del PAN. Assieme a una sezione speciale dedicata a Cuba e all’epocale trasformazione in atto con opere di Jormay Gonzalez Monduy, Yuniel Delgado Castillo e di altri artisti dell’isola, saranno in mostra le creature fantastiche nate da scarti e rottami di Luigi Secli, la parete-documentario sull’autostrada Salerno-Reggio Calabria di Martin Errichiello e Filippo Menichetti, il progetto sull’ex Italsider di Bagnoli divenuta un “non luogo” di David De la Cruz con Pasquale Autiero e Andrea De Franciscis, e tante altre opere di diverse discipline e latitudini artistiche tra cui tele di Ulises Bernal, lavori di Giovanni Anastasia e un’installazione interattiva audiovisuale di Francesco Navach e Pierpaolo Salvi. Fino al termine della mostra è previsto un calendario con performance di Piera Saladino, Lia Gusein Zade, Antoni Karwowski e del visual filosopher Matlakas, assieme a un workshop sulle percussioni riciclate e al laboratorio “I bambini disegnano la visione futura del compostaggio urbano”. _ _ _ _ In collaborazione con Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli THE CHANGE A cura di Antonio Palumbo PAN Palazzo delle Arti di Napoli - via dei Mille 60, Napoli Da giovedì 24 novembre 2016 a sabato 10 dicembre 2016 Apertura dalle ore 9:30 alle ore 19:30 Ingresso gratuito Web site: www.palomart.it Vernissage: giovedì 24 novembre 2016, ore 19:30 – 23:30 Pittura/Disegno/Illustrazione Rif. Ufficio Stampa THE CHANGE – dott. Paolo Popoli | paolopopoli@gmail.com Adrian Diaz Tabarez, Cuba / Aida Mirò, Spagna / Alvvino, Italia / An Wei Lu Li, Cina / Carlos Aristides, Cuba Danco Robert, Cuba / Davide Arpaia, Italia / Esther Barrios Pérez, Cuba / Gim Gwang Cheol, Korea Giovanni Anastasia, Italia / João Rapozo, Portogallo / Jormay Gonzalez Monduy, Cuba / Lance, Italia Matlakas, Italia / Raul Muñoz Casassola, España / Simona Marziani, Italia / Ulises Bernal, Messico Yuniel D. Casal, Cuba / Yuniel Delgado Castillo, Cuba Scultura/Installazioni Arturo Alarcòn, Spagna / Daimely Lorenzo, Cuba / Daniele Rosselli, Italia / Dario Agrimi, Italia / Gabriele Fiocco, Italia / Luigi Secli, Italia / Marian Valdes, Cuba / Mario Pagliaro, Italia / Orodè Deoro, Italia Performance Anna Redi, Italia / Antoni Karwowski, Polonia / Lia Gusein Zade, Russia / Piera Saladino, Italia Fotografia Andrea de Franciscis, Italia / David de la Cruz, Spagna / Filippo Menichetti, Italia / Gaetano Panariello, Italia Marco Ferraris, Italia / Martin Errichiello, Italia / Paolo Ciregia, Italia / Pasquale Autiero, Italia Stefano Meluni, Italia / Thomas Cristofoletti, Italia Audio/Visual Alessandra Franco, Italia / Francesco Navach, Italia / Pierpaolo Salvi, Italia / Valentino De Petro, Italia Viviana Ulisse, Italia CALENDARIO Giov. 24 Novembre, ore 19.30 - 23.30 Live painting collettivo Clauditis vs Recensere Performance a cura di Piera Saladino, con Lia Gusein Zade e Viviana Ulisse Sweet Thorn Performance a cura di Matlakas Ven. 25 Novembre, ore 14.30 Percussioni riciclate Workshop a cura di Francesco Navach I bambini disegnano la visione futura del compostaggio urbano Workshop a cura di Gabriele Fiocco Raul Muñoz Casassola | Live Painting Marco Ferraris, La Isla | Video Art Sab. 26 Novembre, ore 14.30 Percussioni riciclate Workshop a cura di Francesco Navach I bambini disegnano la visione futura del compostaggio urbano Workshop a cura di Gabriele Fiocco An Wei | Live Painting Dom. 27 Novembre, ore 15.00 Matlakas | Live Painting Sab. 3 Dicembre, ore 17.30 João Rapozo | Live painting Giov. 8 Dicembre, ore 16.00 Yuniel Delgado Castillo | Live painting Secret Blackness of Milk Performance a cura di Antoni Karwowski In quarta persona Presentazione progetto a cura di Martin Errichiello e Filippo Menichetti Sab. 10 Dicembre , ore 16.00 Jormay Gonzalez Monduy e Yuniel Delgado Castillo | Live painting Dance your age Workshop a cura di Anna Redi Catarsi Presentazione video a cura di Piera Saladino ed Alessandra Franco


" CRYPTICA / SCENARI SOTTERRANEI DEL SENSO "

Museo del Sottosuolo Napoli Piazza Cavour 140 Napoli Giovedi 27 ottobre 2016 Ore 18.30 CRYPTICA Scenari sotterranei del senso

Giovanni Alfano Luigi Auriemma Michele Auletta Vincenzo Aulitto Domenico Carella Ciro Ciliberti Ugo Cordasco Diana d’Ambrosio Sergio Gioielli Laloba (A. Crescenzi-R.Petti) Livio Marino Atellano Maya Pacifico Felix Policastro Anna Pozzuoli Rinedda Mena Rusciano Antonio Serrapica Salvatore Vita “Cryptica, scenari sotterranei del senso” è la mostra con la quale, il 27 ottobre dalle ore 18.30, negli spazi del Museo del Sottosuolo inizia la stagione espositiva del ciclo Underground Space Action. L’evento è a cura di “Artlante, studi e iniziative per l’arte contemporanea”, per il progetto di “arte in azione nel sottosuolo” – ideato da Franco Cipriano, realizzato con la collaborazione di Raffaella Barbato, Ciro Ciliberti e Mario Paolucci e il coordinamento di Domenico Corrado. In ambienti densi di memoria della terra e delle opere dell’uomo, e di imprevedibile spazialità, i linguaggi eterocliti dell’arte ‘si espongono’ nell’interazione con i camminamenti, le cavità, gli anfratti, le materie che disegnano e stratificano l’area sotterranea di Napoli. Cryptica presenta aspetti del multiforme scenario dell’arte contemporanea in Campania, con opere di artisti delle diverse aree del territorio regionale i quali si distinguono per singolarità di ricerca sui linguaggi spaziovisivi, nelle articolate espressioni delle loro forme e tecniche. Gli spazi della memoria del sottosuolo divengono percorsi del presente, luoghi di incontri, dialoghi e nuovi accadimenti dei linguaggi dell’arte, con istallazioni, sculture, video di Giovanni Alfano, Luigi Auriemma, Michele Auletta, Vincenzo Aulitto, Domenico Carella, Ciro Ciliberti, Ugo Cordasco, Diana d’Ambrosio, Sergio Gioielli, Laloba (A. CrescenziR.Petti), Livio Marino Atellano, Maya Pacifico Felix Policastro, Anna Pozzuoli, Rinedda, Mena Rusciano, Antonio Serrapica, Salvatore Vita. Nei percorsi di Cryptica le opere degli artisti saranno segni immersi nel ‘sottosuolo’ del tempo e della storia, espressioni di altri riflessi nel senso delle cose, in realizzazioni espositive che sono itinerari di visioni, materie, segni, nelle forme molteplici e diramate dell’immaginario dell’arte contemporanea. Scrive Franco Cipriano: “nell’itinerario che si snoda nel tufo di una labirintica topologia, i ‘segni’degli artisti dialogano con la particolare morfologia ambientale e con l’ibridata memoria che attraversa, scava e ‘disegna’ gli spazi. Con contaminazioni istallative si ‘tessono’ enigmi e misteri dell’immaginario dell’arte negli enigmi e i misteri della ‘città sotterranea’. Le pluralità materiche e formali dei “segni dell’arte” generano una rete di spostamenti percettivi dello spazio nei quali s’incrocia l’esperienza della memoria ibrida che, nelle “superfici della profondità”, scompone e rifrange il senso in una tensione mutevole tra il mondo, i linguaggi e i “sottosuoli dell’anima”. Nelle interazioni delle opere con spazi imprevisti e sospesa temporalità, il senso oscilla tra rivelazione e nascondimento e ‘risuona’ in “echi polifonici” e in frammenti segnici.. Esponendosi il “gesto dell’arte” manifesta anche la propria aleatorietà, l’indefinibilità delle sue condizioni di percezione e di fruizione, nella contaminazione e nell’interattività con la densità simbolica, spaziale e culturale del contesto ambientale. Il senso è un’onda che nella “luce oscura” dei sottosuoli si trasforma e trasfigura attraverso il suo movimento spazio-temporale. Nelle diffrazioni de-formanti di una ‘impermanenza’ che attraversa insieme l’opera e il suo contesto, sprofondando nelle ombre e nelle fratture del senso, si snodano e si annodano vie invisibili del linguaggio. (…) Immaginazioni, evocazioni, gesti, materie, segni, dove le opere dell’arte sono ‘cavità’ esse medesime, “eventi sotterranei” dove il linguaggio è sospeso sul suo abisso. CRIPTYCA /1 - scenari sotterranei del senso – materie, visioni, segni, corpi Opening giovedi 27 ottobre 2016 ore 18.30 Open 28 ottobre – 30 novembre 2016 Info 081 451085 (Museo del sottosuolo) artlante@alice.it https://www.facebook.com/artlantearte/ https://www.facebook.com/www.ilmuseodelsottosuolo.it/?fref=ts


 

JACOPO DI CERA: " FINO ALLA FINE DEL MARE "

 PAN | Palazzo delle Arti di Napoli

 Vernissage 21 settembre 2016 dalle 17.30

 22 settembre – 17 ottobre 2016

 

                                         Sarà inaugurata mercoledì 21 settembre al PAN | Palazzo delle Arti di Napoli la prima personale napoletana del fotografo milanese Jacopo di Cera dal titolo Fino alla fine del mare” a cura diAuronda Scalera. Il progetto espositivo promosso dall’Assessorato alla Cultura e Turismo del Comune di Napoli, gode del patrocinio morale del Comune di Lampedusa.

Nelle trenta opere in mostra, l’autore trae ispirazione  dalla terra nel sud della Sicilia, Lampedusa, fatta di contraddizioni, sofferenza, di approdi e speranza. Centro del Mediterraneo, Lampedusa, è la terra di passaggio della contemporaneità ed è, come il viaggio di Ulisse, metafora che rappresenta tutta l’umanità, in continuo cambiamento, in continuo movimento. Un’umanità in cerca di una nuova, dovuta opportunità.
In queste immagini stampate in alta definizione direttamente su frammenti di legno prelevati in parte dal cimitero della barche di Lampedusa, si legge simbolicamente, mediante forme e forti cromatismi, il continuo errare dell’uomo, una sorta di traghettamento verso un’altra dimensione, verso una seconda  possibilità esistenziale. Il legno è il materiale-simbolo di questo movimento, di questo viaggio.

Dai versi di Omero sono state estratte le sei parole chiave del lavoro: il viaggio, l’isola, il legame, la lotta, la salvezza, il ritorno. Per ogni parola chiave sono state scelte cinque immagini che, attraverso il cromatismo, raccontano la storia dei migranti. 
Una modalità di utilizzo della fotografia molto originale, che mostra come solo utilizzando il colore si possa regalare sorprendenti serie di associazioni visive che spuntano dalla nostra memoria, creando un’archeologia visuale che attinge dal nostro presente e dal nostro passato, da fatti di cronaca che raccontano il nostro contemporaneo.

“Il punto di vista originale dell’artista non ci traspone immagini crude, ma attraverso un gioco di rimandi cromatici che si rifanno più all’arte di Mark Rothko e Yves Klein, ci spiega la metafora del viaggio, del naufragio e della salvezza”, ha spiegato Auronda Scalera.

Il progetto fotografico Fino alla fine del Mare è una mostra itinerante: presentato al MIA FAIR di Milano lo scorso aprile, dove ha riscosso un notevole successo di critica e di pubblico, è stato poi in esposizione a Roma nella suggestiva cornice di Palazzo Velli Expò nel cuore di Trastevere, ed ancora in luglio all’interno del circuito off del festival di fotografia LES RENCONTRES D'ARLES,  ed infine nell’ambito del festival Con_Vivere di Carrara.

Tutte le opere in esposizione, sono stampe fotografiche ad alta definizione su legno, con interventi manuali di resina realizzati direttamente dall’autore.

Il ricavato della vendita sarà, in parte, devoluto ad alcune ONG e ONLUS, che lavorano a sostegno di coloro che lasciano il loro paese per il diritto alla vita.


Cenni Biografici

Jacopo di Cera ha lavorato per anni come responsabile marketing nelle principali multinazionali, mondiali. Ha studiato con Oliviero Toscani, e con tanti altri grandi fotografi internazionali con i quali ha avuto modo di sperimentare e di confrontarsi. Ha esposto i suoi lavori in molte mostre in Italia e all’estero. Nel 2010 si classifica quarto al concorso del National Geographic. Attualmente è amministratore di Bside, agenzia internazionale di comunicazione ed arte.

 

Scheda mostra:

Titolo Fino Alla Fine del Mare

Artista   Jacopo di Cera

A cura di Auronda Scalera

Promossa da Comune di Napoli, Assessorato alla Cultura e Turismo

Con il Patrocinio del   Comune di Lampedusa

Sede  PAN | Palazzo delle Arti di Napoli

Vernissage 21 settembre 2016 dalle 17.30 alle 20.00

Date  22 settembre – 17 ottobre 2016

 

Ingresso Gratuito

 

InfoPAN | Palazzo delle Arti di NapoliVia dei Mille 60 - 0817958604

Orari Tutti i giorni dalle 9.30 alle 19.30 – la domenica dalle 9.30 alle 14.30. Il martedì sono chiuse le sale espositive del I e del II piano

 

Ufficio Stampa 

Marina Guida    marina.guida@libero.it   +39 3494666212

Francesca Orsi   francesca.orsi@gmail.com  + 348-5238868

 

Ulteriori Informazioni

www.jacopodicera.it
www.finoallafinedelmare.com


 

FILMNERO

ROBERTO PACI DALÒ

 a cura di Maria Savarese

 

Al Blu di Prussia 

mercoledì 13 aprile 2016, ore 18:00

 

COMUNICATO STAMPA

Da mercoledì 13 aprile 2016 (inaugurazione ore 18:00), Al Blu di Prussia (via Filangieri 42, Napoli) – lo spazio multidisciplinare di Giuseppe Mannajuolo diretto da Mario Pellegrino – presenta la personale Filmnero di Roberto Paci Dalò.

A cura di Maria Savarese la mostra propone un'antologica di film realizzati da Paci Dalò dal 2000 ad oggi. Un corpus di lavori in bianco e nero, costituito da materiali girati dall’artista ed immagini provenienti da archivi, dando vita così ad una “cinematografia atemporale” in cui il pensiero dell’autore viene enfatizzato dalla scelta di presentare i suoi lavori unicamente in proiezione, senza utilizzo di monitors.

Tra i titoli in mostra Fronti – film presentato in forma di performance in prima mondiale all’Auditorium RAI di Napoli nel dicembre 2015 in occasione del conferimento a Paci Dalò del Premio Napoli 2015 – insieme all’inedito 1915 The Armenian Files creato nell’anno del centenario del Genocidio armeno.

Insieme ai film, una serie di disegni che giocano su un’ambiguità temporale, evocando storyboards creati dopo la realizzazione dei film, alla maniera di Alfred Hitchcok, il quale, visto il successo che le tavole riscuotevano tra il pubblico, fece dell’invenzione degli storyboards “a posteriori” un vero e proprio fenomeno mediatico. L’allestimento prevede una moviola, mediante la quale i visitatori potranno accedere, on-demand, all'intero corpus di film dell'artista, includendo le opere a colori e d'animazione.

Durante l’inaugurazione della mostra verrà presentato il progetto editoriale Filmnero – Fotogrammi edito da Il filo di Partenope, storica casa editrice di libri d’arte.

Lunedì 11 aprile 2016, alle ore 18:00, il museo MADRE ospiterà una conversazione con l’artista e Sargis Ghazaryan, Ambasciatore della Repubblica d'Armenia in Italia, moderata da Andrea Viliani ed introdotta da una performance audio-video relativa al progetto 1915 The Armenian Files. La conversazione, che ricostruirà il percorso di ricerca dell’artista, si concluderà con la presentazione di alcuni progetti connessi a 1915 The Armenian Files, come il disco dedicato al Genocidio armeno pubblicato da Marsèll e coprodotto da Giardini Pensili, Arthub (Shanghai) e dall’Ambasciata della Repubblica d’Armenia in Italia.

L’esposizione a Al Blu di Prussia, si concluderà il 18 maggio, con una serata in cui Paci Dalò eseguirà la performance Fronti, una produzioneFondazione Premio Napoli, in co-produzione con Giardini Pensili, Home Movies - Archivio Nazionale del Film di Famiglia e in collaborazione con Comune di Pesaro & Amat per Pesaro città della musica. L'opera è dedicata a Robert Adrian e Oreste Zevola in memoriam.

Roberto Paci Dalò, artista visivo, compositore/musicista, regista/autore è nato a Rimini, cresciuto a Tremosine sul Garda e ha vissuto a Berlino, Napoli, Roma, con periodi a Vancouver. Vive e lavora sulle colline di Rimini. Il suo lavoro ha ricevuto la stima di artisti come John Cage e Aleksandr Sokurov. Ha presentato sue opere nei più prestigiosi musei, spazi e festival, fra cui la Biennale di Venezia, Fundaciò Joan Mirò Barcelona, Göteborg International Biennial of Contemporary Art, Power Station of Art Shanghai, Kunsthalle Vienna, Ars Electronica Linz, Quadriennale di Roma, Locarno Film Festival, CCCB Barcelona, Palais des Beaux Arts Bruxelles, Fondazione Bevilacqua La Masa Venezia. Guida il gruppo Giardini Pensili co-fondato nel 1985, ha ricevuto il premio Berliner Küsterprogramm des DAAD e il Premio Napoli 2015. Ha creato nel 1995 la pionieristica web radio Radio Lada. È membro della Internationale Heiner Müller Gesellschaft di Berlino e della British Cartographic Society. Insegna presso UNIRSM Design (Università della Repubblica di San Marino) ed è direttore artistico di Wikimania 2016 (Esino Lario, Lago di Como).


Scheda della mostra

Autore      Roberto Paci Dalò

Titolo       Filmnero

A cura di  Maria Savarese

Sede    Al Blu di Pussia, via Gaetano Filangieri 42 - Napoli

Date     13 aprile – 18 maggio 2016

Presentazione 11 aprile Museo MADRE ore  18.00

Inaugurazione Mostra      13 aprile, ore 18.00

Orari    fino al 18 maggio, martedì - sabato 10.30-13.30 / 16-20 - Ingresso libero


Ufficio Stampa

Per Al Blu di Prussia Paola De Ciuceis - 482602421 - paoladeciuceis@gmail.com

Per Maria Savarese  Ufficio Stampa web di settore - Marina Guida - 3494666212 - marina.guida@libero.it

 

Informazioni al Pubblico

info@albludiprussia.com

website -  www.albludiprussia.com

tel 081409446 – fax 0812520464

Grande successo del vernissage della mostra Filmnero

Inaugurata il 13 aprile Al Blu di Prussia

Fino al 18 maggio 2016

 Grande interesse e partecipazione al vernissage, svoltosi mercoledì 13 aprile, della mostra di Roberto Paci Dalò “Filmnero”, a cura di Maria Savarese, ospitata nello storico Spazio di Giuseppe Mannajuolo diretto da Mario Pellegrino, Al Blu di Prussia. L’esposizione composta da una selezione si film realizzati dell’artista dal 2000 ad oggi accanto ad un corpus di disegni inediti, ha suscitato un’emozione inaspettata tra gli ospiti presenti per l’occasione.Tra i presenti, numerosi collezionisti, artisti, galleristi, curatori ed appassionati d’arte: Nino Daniele, assessore alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli, Andrea Viliani, direttore del Museo Madre, il gallerista Dino Morra, Luigi Grispello Presidente della Fondazione Campania dei Festival, Gabriele Frasca Presidente della Fondazione Premio Napoli, le curatrici Adriana Rispoli e Valentina Rippa, Vittorio Lucariello, Massimo Rosi, Mimma Sardella, Salvatore Pica, Peppe Morra e Teresa Carnevale, gli artisti Eugenio Giliberti, Lello Lopez, Maurizio Elettrico, Quintino Scolavino e Carmine Rezzuti, Paola Savarese e Silvio Tortori, Marcello Pisani, Alberto Del Genio,  Paolo Bowinkel, Annamaria Palermo, Luigi Trucillo, Ciro Defino, Marina Guida, Alessandra Bertucci con Vittorio Carità.L’esposizione a Al Blu di Prussia, si concluderà il 18 maggio, con una serata in cui Paci Dalò eseguirà la performance Fronti, una produzione Fondazione Premio Napoli, in co-produzione con Giardini Pensili, Home Movies - Archivio Nazionale del Film di Famiglia.

 


 

Gianni Pisani

Uomo che cammina

 

a cura di Maria Savarese

PAN| Palazzo delle Arti di Napoli e Diverse Sedi - Napoli

 

10 marzo – 17 aprile 2016

Inaugura mercoledì 9 marzo, ore 18.00

Anteprima stampa 7 marzo, ore 11.30, PAN| Palazzo delle Arti di Napoli

 

Con una grande mostraa cura di Maria Savarese, dal titolo Uomo che camminaospitata in diverse sedi, Napoli celebrerà dal 9 marzo al 17 aprile 2016 Gianni Pisani, Maestro tra i più originali ed enigmatici del Novecento italiano, il cui rapporto con il capoluogo campano  fu decisivo sin dall’inizio della sua produzione artistica. Il progetto espositivo, è promosso dall’Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli, guidato da Nino Daniele, realizzato grazie al contributo di Seda e gode del Matronato della Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee. Il percorso artistico di Pisani è raccontato attraverso alcuni luoghi simbolo della cultura cittadina, dove sono conservate in forma permanente sue opere, molte delle quali poco note, culminando in un nucleo centrale al PAN | Palazzo delle Arti, dove saranno esposti lavori di grandi dimensioni, molti dei quali inediti. Inoltre esso sarà itinerante, con finalità turistico culturali, essendo infatti volto alla valorizzazione del patrimonio storico - artistico della città di Napoli e dei suoi beni culturali materiali ed immateriali. "La Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee ha concesso il Matronato alla presentazione, articolata in diverse sedi sul territorio regionale, delle opere di Gianni Pisani, e alla conseguente valorizzazione del patrimonio d'arte contemporanea e della rete delle istituzioni deputate alla loro conservazione e promozione operanti nella Regione Campania: presentazione in grado di creare percorsi di visita e studio integrati fra diversi ambiti e epoche e di rivolgersi a ampie e diversificate fasce di pubblico".

In mostra  22 opere degli ultimi anni (2013-2105), più tre serie/racconti: Il Mare, con lavori dal 2003 al 2014 (8 opere); Il Bosco(12 opere) dal 2005 al 2008; Uah(13 opere) 2004-2005. L’ultima serie è della fine del 2015 Uomo che cammina che da’ il titolo e il senso all’intero percorso, in cui “l’enfant terrible”, come è stato definito negli anni 60’, o “ il portatore di traumi”, come lo chiamò Lea Vergine all’indomani della sua personale alla Galleria Apollinaire di Milano, si presenta in modo nuovo, addolcito dagli anni, che non sono riusciti però a scalfire la forza del suo lavoro, che continua ad essere un racconto intimo e involontariamente anche violento, per la naturale spudoratezza con cui si mostra nelle ultime opere.

I siti che accolgono in esposizione permanente le opere di Gianni Pisani e che saranno oggetto di visite guidate durante il mese della mostra sono:

  • Sabato 12 marzo e sabato 2 aprile  ore 11.00, Chiesa di Santa Maria della Sanità e San Gennaro Extra Moenia, percorso guidato alle opere Madonna della Sanità, L’ultima cena  e Papa Ratzinger a cura della Cooperativa La Paranza
  • Venerdì 18 marzo ore 17.00, Museo del ‘900 – Castel Sant’Elmo, visita guidata alla sala dedicata a Gianni Pisani e dibattito con: Angela Tecce, Maria Savarese, Mario Franco, modera Lorella Starita
  • Venerdì 11 marzo e giovedì 31 marzo ore 11.00, Pinacoteca dell’Accademia di Belle Arti, incontro con l’opera Il  Dondolo, a cura di Olga Scotto di Vettimo
  • Giovedì 17 marzo ore 9,30 e giovedì 7 aprile ore 17.30, Complesso monumentale di Santa Chiara, Sala Maria Cristina, via Crucis via Lucis,2000-2011visita guidata a cura di Lorella Starita
  • Domenica 3 aprile ore 11.00, Museo di Capodimonte, visita guidata alla sezione del ‘900 napoletano con approfondimento sull’opera,  Il letto (1963)per “Le domeniche al Museo” a cura di Lorella Starita
  • Sabato 9 aprile ore 11.00, Metropolitana – Stazione di Salvator Rosa, visita guidata a cura di Lorella Starita
  • Lunedì 11 aprile ore 17.00, MUSEO MADRE, visita guidata alla sala dedicata a Gianni Pisania cura di Lorella Starita

E’ consigliabile prenotare le visite al numero 3473882767 dalle 16.00  alle 20.00, dal giorno 9/ 3 al 18/4 2016.

All’anteprima stampa, che si terrà il 7 marzo alle 11.30 al Pan|Palazzo delle Arti di Napoli, è stato invitato il Sindaco di Napoli Luigi De Magistris e sarà presente, con l’artista e la curatrice, l’Assessore alla Cultura e al Turismo Nino Daniele.

Cenni biografici

Gianni Pisani è nato a Napoli il 20 marzo 1935, città dove vive e lavora.

Nel 1953 un suo disegno viene premiato per la prima volta per gli ”Incontri della gioventù” e nel 1955 esordisce sulla scena nazionale dell’arte vincendo il premio del Banco di Napoli per i giovani artisti dell’Accademia ed il V Premio Cesenatico con l’opera Crocifissione. Molti sono i premi vinti negli anni ’50 e ’60, tra i quali: il Michetti, il San Fedele, il Morgan Paint’s, il Termoli, il Cesenatico, il Premio Spoleto. La sua opera Il Letto oggi in mostra permanente al Museo di Capodimonte, fu censurata perché apportatrice di traumi e chiusa in una sala dove potevano accedere solo addetti ai lavori. Questo “scandalo” gli procurò l’esclusione dalla XXXII Biennale di Venezia dove l’aveva già proposto Maurizio Calvesi, ma a Venezia Pisani , nel 1995, avrà un’intera sala alla Biennale del Centenario, invitato da Jean Clair, dove, tra le alte opere, presenterà anche il Letto. Nel ’64 l’opera La Credenza che oggi appartiene alla collezione Terrae Motus, fu premiata al III Premio Scipione e segna un altro momento importante della sua nuova ricerca oggettuale. Gianni Pisani è anche un animatore della vita culturale della città: Nel 1967 fa parte della direzione della Galleria “Il Centro” di Dina Carola con Anna Caputi, sua amica  e storica dell’arte dove organizza, tra l’altro, la mostra sul Nouveau Realisme di Pierre Restany e sempre con Restany Operazione Vesuvio una mostra itinerante da Napoli a Tokyo, con la partecipazione di circa duecento artisti internazionali da Christo a Fontana, da Burri a Vedova. Nel 1969 fonda la Galleria Inesistente, nata da una idea di Vincent D’Arista, promuove una serie di azioni aventi come finalità il coinvolgimento provocatorio dell’ intera città, con eventi spettacolari e destabilizzanti. Fra questi il celebre Risveglio del Vesuvio, una finta eruzione del vulcano ottenuta con fuochi d’artificio e con l’incendio di pneumatici che suscita non poco clamore e il lancio da un aereo preso a noleggio nel novembre del 1970, di quindicimila maniche di plastica, calco di un suo braccio. Del 1974 la scultura-azioneIl miracolo di G. P. che propone un gioco ironico, illusionistico, tendente ad indagare in modo affettuoso,  il culto che i napoletani hanno per  San Gennaro. Si avvicina a ricerche ed esperienze di tipo comportamentale proponendo azioni e performance  come Tutte le mattine prima di uscire di casa, documentata dalle fotografie di Mimmo Jodice e pubblicata da Lea Vergine in Il corpo come linguaggio. Body art e storie simili, nel corso della quale si avvolge intorno al corpo un cordone ombelicale, simbolo della nascita e dell’azione Ha vinto G. P. nella quale sceglie gli spazi dell’Accademia per distruggere la propria bara. Nel 1980 diventa titolare di Pittura all’Accademia di Belle Arti di Brera, nell’82 torna a Napoli dove ricoprirà la carica di direttore dell’Accademia di Napoli per quattordici anni fino al 1998. Durante la sua direzione l’Accademia acquisterà nuovo splendore. La prima pedonalizzazione di uno spazio pubblico a Napoli: La Piazzetta MiccoSpadaro antistante l’ingresso principale dell’edificio, nonché la  riapertura del portone principale, l’ingresso borbonico dell’Accademia, chiuso da sempre al pubblico. Tra le molteplici iniziative la riapertura della Pinacoteca con il suo restauro e un programma di mostre da Grosz a Klimt, da Schiele alla prima grande retrospettiva di Beuys, in collaborazione con Lucio Amelio. La Biennale del Sud realizzata con undici Accademie europee – esposizione itinerante – Napoli- Madrid-Bruxelles – Londra. Nel 1982 dirige assieme a Gillo Dorfles  gli Incontri Internazionali d’Arte ad Anacapri, con l’organizzazione di stages di Pittura Scultura e Ceramica e docenti come Arnaldo Pomodoro, Tilson, Toti Scialoja, Enrico Baj e dove partecipano circa duecento studenti da tutto il mondo. L’incontro con il teologo Bruno Forte, gli farà dipingere la Via Crucis Via Lucis, conservata nella sala Maria Cristina in Santa Chiara. La sua ultima antologica è del 2003 Figure dell’Autobiografia a cura di Angelo Trimarco per la Fondazione Morra, divisa tra Castel dell’Ovo e la Certosa di San Giacomo a Capri. La sua scultura in bronzo Deposizione del 1991, è in mostra in Palazzo Reale e il Monumento a G.P.  del 1966, 36 teche in plastica è nella stazione della Metropolitana di Piazzale Tecchio. Il treno che parte dall’isola di Capri  mosaico in vetricolor di m.30x6 fa parte degli interventi alla Metropolitana di Salvator Rosa. Nel 2013 gli è stata dedicata una sala al Museo Madre. Il suo cruccio più grande è il dipinto di 10m. x 5 in ostaggio nel Turtle Point di Bagnoli Futura , che mai nessuno ha ancora potuto vedere. Hanno scritto di lui, tra gli altri:

 G.C. Argan, A. Abruzzese,  G. Ballo, F. Bologna, G. Boundaille, A. Bonito Oliva, C. Brandi, D. Buzzati, De Campos’ L. Caramel, L. Carluccio,  R. Causa, E.Crispolti,  

 L., M.De Micheli , C. De Seta, G. Dorfles, E. Evtuscenko, , R. Melli, F. Menna, G. C.Politi, P. Restany, A. Trimarco, ,   E.Sanguineti, T. Trini,  A. Trione. V.Trione, M.   

 Venturoli, G Z. Krznik, M.Valsecchi, L.Vergine, S. Zuliani etc

 

Scheda della mostra

Autore      Gianni Pisani

Titolo       Uomo che cammina

A cura di   Maria Savarese

Coordinamento tecnico – artistico  Marcello Pisani; Marianna Troise

Segreteria organizzativa Carla Savarese         

Promossa  Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli

Con il contributo di  Seda

Matronato  Fondazione Donnaregina per le Arti Contemporanee

Sponsor tecnici  Eccellenze Campane; Michele Iodice Assicuratore

Sedi      PAN| Palazzo delle Arti di Napoli | Via dei Mille, 60 – Napoli

              Museo Nazionale di Capodimonte

              Castel Sant’Elmo

              Pinacoteca dell’Accademia di Belle Arti di Napoli

              Metropolitana di Napoli, stazione di Salvator Rosa

              Metropolitana di Napoli, stazione di Piazzale Tecchio

              Museo Madre

              Complesso Museale di Santa Chiara

              Santa Maria della Sanità

Date      10 marzo  - 17 aprile 2016

Inaugurazione        mercoledì 9 marzo 2016, ore 18.00

Orari                        PAN | Palazzo delle Arti aperto tutti i giorni, escluso il Martedì,

                                 dalle 9.30 alle 19.30, Domenica 9.30 – 14.30.

Ingresso                   libero

Info al pubblico      PAN | Palazzo delle Arti di Napoli t: 081 795 8604 | e-mail: pan@comune.napoli.it

Ufficio stampa        Marina Guida –  t.+39 349 4666212 –  marina.guida@libero.it 


Camillo Ripaldi
Questi fotografi non sono io

a cura di Marco De Gemmis

MANN Museo Archeologico Nazionale di Napoli
22 maggio - 26 giugno 2016
Opening 21 maggio, ore 19.00

Prosegue l’intensa proposta di prestigiose mostre d’arte contemporanea al MANN Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Sabato 21 maggio alle ore 19.00, in occasione della manifestazione “Notte dei musei 2016” che vedrà l’apertura straordinaria di diversi siti museali europei fino alle ore 23.00 , sarà inaugurata la mostra personale del fotografo Camillo Ripaldi dal titolo “Questi fotografi non sono io”, a cura di Marco De Gemmis. La mostra rientra nel progetto che il Servizio Educativo del Museo Archeologico Nazionale di Napoli ha concepito per attivare un dialogo tra il patrimonio di antichità in esso custodito ed i linguaggi della contemporaneità, vede la partecipazione della Fondazione Morra Greco ed ha ricevuto il Matronato della Fondazione Donnaregina per la Arti Contemporanee ed il patrocinio morale dell’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa.

In esposizione una selezione di opere inedite appositamente realizzate per questa occasione, nelle sale del Museo Archeologico: fotografie di grande, medio e piccolo formato ed una scultura raccontano i recenti sviluppi della ricerca dell’artista napoletano. Sin dai suoi primi lavori sensibile al tema della costruzione dell’immagine fotografica e della mistificazione della realtà che questa tenta di restituire, Ripaldi indaga l’abbassamento della capacità visiva di cui è vittima l’uomo del ventunesimo secolo, mettendo in mostra, con lucida ironia, la consapevolezza che il suo visus è definitivamente modificato dall’incessante sovraccarico iconico determinato dall’indiscriminato e reiterato utilizzo di schermi proiettanti, dei quali egli usufruisce quotidianamente per gli scopi più disparati.
Nei lavori in mostra l’artista sovrimpone schermi al centro di figurazioni evidenti, chiare e senza fraintendimenti. Il significato è di solito al centro, dove si focalizza l’attenzione da sempre, o almeno da quando artisti, matematici e filosofi, riprogettarono un mondo in cui nella prospettiva e nella profondità di campo, risiedeva il nucleo della pregnanza semantica. E se, invece, il centro fosse alterato al punto che sia possibile distinguere soltanto i contorni? Se il significato e la chiarezza si nascondessero ai margini, alla periferia del reale? Se questo fosse celato nei confini, da sempre bistrattati, abbandonati, tralasciati? Così, in questi lavori, l’evidente, il perfettamente a fuoco, è periferico, dove normalmente non si guarda perché l’attenzione insiste a cercare informazioni al centro dell’immagine, dove da secoli queste sono costruite, tramandate e mistificate. Seguendo la riflessione di Giuseppe di Napoli: “L’etimo idos [eidos] (forma figura), da cui discende il termine idea, ha la stessa radice di ιδiν [eidein] vedere e, per i greci, il perfetto di vedere oìda, significa “io so” (perché ho visto). La visione è la forma di conoscenza principale della nostra cultura: tutta la storia, non solo dell’arte, ma delle scienze, della biologia, della zoologia, della botanica, potrebbe essere riscritta attraverso la storia della visione”. La conoscenza dunque deriverebbe da quello che ci viene mostrato? La fotografia dunque restituirebbe la realtà? Quale delle possibili realtà esistenti? Instilla il dubbio, dissemina interrogativi l’artista, non fornendo mai una risposta definitiva ed univoca. La sua puntuale e radicale indagine ontologica e metalinguistica, costringe l’osservatore a mettere in discussione l’abitudine visiva e la consuetudine conoscitiva, mediante l’utilizzo di dispositivi che annullano e rendono difficoltosa la visione. Trasgredendo il codice della buona fotografia, che vuole la cura maniacale del dettaglio, la scelta di taglio, composizione, illuminazione, saturazione e attenta messa a fuoco, quali elementi cardini della prassi fotografica, Ripaldi dissemina l’immagine di trappole visive, ostacoli, elementi di disturbo; genera una confusione ottica per costruire e suggerirci traiettorie visive decentrate, possibili sconfinati orizzonti di senso. Un invito a mettere in discussione la consolidata, imperante distrazione visiva e cognitiva, per approdare ad una più profonda e meditata consapevolezza dello sguardo.

Cenni biografici
Camillo Ripaldi, Pomigliano d'arco 13 maggio 1970. Vive e lavora a Napoli.
Diplomato all'istituto statale d'arte Filippo Palizzi di Napoli.Laureato in Conservazione dei Beni Culturali all'Istituto Universitario Suor Orsola Benincasa di Napoli con la tesi "L'uso della fotografia nella storia dell'arte dalla seconda metà dell'ottocento a Roberto Longhi" discussa con il professor Ferdinando Bologna.
Ha esposto nel 2002 e nel 2006 allo Studio Trisorio di Napoli e Roma.
Ha realizzato progetti sui musei napoletani - Notizie da Capodimonte, a cura di Stefano Causa, Napoli, Castel dell'Ovo, 2004;  Banca Dati, Archivio di Stato di Napoli, 2005; Riprese in Diretta, MANN, 2010.
Ha inoltre esposto a Salerno allo Studio 34 ha partecipato al progetto "Il Giallo di Napoli", ed ad ART-TOUR di Shanghai.
Hanno scritto di lui, tra gli altri:
Stefano Causa, “Azzerare per ricominciare a vedere. Camillo Ripaldi nella Cappella del Tesoro”, in San Gennaro patrono delle arti – conversazioni in cappella – AAVV, Arte’m, 2014.

Marco De Gemmis, in “Paleocontemporanea”, mostra e catalogo, Arte’m, 2013.

Marco De Gemmis, “Condensazioni e altri messaggi di Camillo Ripaldi”, presentazione al catalogo della mostra “CONDENSAZIONI”, ESA edizioni, 2012.

Mario Mosca, “Le simmetrie difformi di Ripaldi”, in « Roma », 22 giugno 2012.

Mario Franco, “Immagini per 22 quadri dissonanti”, in « La Repubblica», 20 giugno 2012.

Luigi M. Buono, “Grandi fantasmi in galleria”, in «Roma cultura», agosto 2006.

Pierluigi Sacconi, “Much-ology”, in «Exibart», giugno 2006.

Stefano Causa, "Una particolare acutezza dello sguardo", presentazione al catalogo della mostra "Notizie da Capodimonte", Napoli 2004.

Stella Cervasio, "Trenta foto d'arte su Capodimonte", in «La Repubblica», 16 luglio 2004.

Caterina Ciulli, "Un progetto allo Studio 34", in «il Salernitano», 14 febbraio 2004.

Giuseppe Rago, Presentazione alla mostra, Salerno, 2004.

Giuseppe Rago, "Verità in oggetto" in «Casa Mia Decor», n. 75 Giugno 2002.

Vitaliano Corbi, "Ripaldi, foto nei blu e rossi", in «La Repubblica», 10 febbraio 2002.

Stefano de Stefano, "La realtà fotografica di Ripaldi scandita dal fermo immagine", in «Corriere del Mezzogiorno», Giovedì 31 gennaio 2002.

Scheda della mostra
Autore  Camillo Ripaldi
Titolo  Questi fotografi non sono io
A cura di  Marco De Gemmis
Promossa da MANN Museo Archeologico Nazionale di Napoli
Con la partecipazione di  Fondazione Morra Greco
Matronato  Fondazione Donnaregina per le Arti Contemporanee
Patrocinio Morale Università degli Studi Suor Orsola Benincasa di Napoli
Organizzazione e comunicazione  Marina Guida

Sede  MANN Museo Archeologico Nazionale di Napoli
Date  22 maggio - 26 giugno 2016
Inaugurazione  21 maggio 2016, dalle 19.00 alle 23.00
Orari  tutti i giorni 9.30 - 19.30, chiuso martedì                      

Comunicazione istituzionale MANN
Lucia Emilio | lucia.emilio@beniculturali.it | +39 081 4422276

Ufficio Stampa MANN
Ornella Falco | ornella.falco@beniculturali.it  | +39 0814422275
Vittorio Melini | vittorio.melini@beniculturali.it | +39 0814422275

Ufficio Stampa Camillo Ripaldi
Marina Guida | marina.guida@libero.it | +39 349 4666212

 

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